martedì 5 febbraio 2008

Una rete di covi sotterranei


Gli ultimi quattro li hanno trovati i carabinieri stamattina, a Gioia Tauro. Uno sotto il pavimento di un capannone, un covo caldo, come si dice. Cioè usato da poco. Come quello all'interno di una villa a San Luca in Aspromonte. La polizia lo trovò controllando il pavimento, a pochi giorni dalla strage di Duisburg. L'arte di nascondersi l'hanno certo inventata in Calabria. Nascondersi fino a scomparire, diventare invisibili. A che altro può servire un cunicolo di 150metri di profondità, percorribile solo sdraiati a pancia in giù e a bordo di uno skate board. I carabinieri lo hanno trovato nelle campagne di Rosarno, sotto una botola. Nascondigli, ma non solo. Anche bunker. Non si trovano mai in superficie ma sotto terra. Non sono spartani ma ben attrezzati e confortevoli. In alcuni casi dotati addirittura di vasca idromassaggio. Ma è a Platì che l'architettura della 'ndrangheta ha prodotto il meglio di sé. Sotto terra gli investigatori hanno trovato una vera e propria città segreta. Alla quale si accedeva dalle case del paese, attraverso stratagemmi come un muretto scorrevole in cucina e azionabile automaticamente dall'interno. La rete fognaria in disuso, poi, era stata adibita a via di fuga, lunga due km e capace di condurre dritto dritto fuori dal paese. Secondo il procuratore antimafia Nicola Gratteri, solo in provincia di Reggio ogni famiglia mafiosa avrebbe almeno 5 nascondigli a testa. In altre parole, 200 bunker ancora segreti.

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