giovedì 7 febbraio 2008

Camorra, polizia arresta boss latitante Licciardi


Gli agenti della Squadra mobile di Napoli e del Servizio centrale operativo hanno arrestato oggi nei dintorni di Napoli Vincenzo Licciardi, considerato uno dei boss del cosiddetto "cartello di Secondigliano" e ricercato da cinque anni. Lo riferisce la polizia.
Il 42enne Vincenzo, assieme alla sorella Maria, aveva preso le redini del clan dopo la morte del fratello Gennaro, detto "'A scigna" (la scimmia), morto per una grave malattia negli anni Novanta. Il suo arresto è stato reso possibile a seguito di lunghe indagini fatte di pedinamenti, intercettazioni e con l’ausilio di sofisticate tecnologie. Le persone che erano con lui al momento dell'arresto sono state denunciate all'autorità giudiziaria per favoreggiamento. Soddisfatto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso: "L'arresto di Licciardi è un ulteriore successo nella cattura dei latitanti dei clan contrapposti che hanno portato negli ultimi anni alla faida di Secondigliano. Ci si sta avviando verso la completa destrutturazione dei clan che fino ad oggi hanno provocato decine di morti per le strade di Napoli. La cattura di Licciardi, per le geniali modalità con le quali è stata eseguita dalla polizia, rappresenta dunque un passo avanti nella lotta alla camorra". Licciardi, 42 anni, era ricercato dal febbraio 2003 perché doveva scontare un anno di carcere per una precedente condanna. Poi nel luglio del 2004 era scattato contro di lui un mandato di cattura per associazione a delinquere di tipo di mafioso e altri reati.
Nel 2005 era stato diramato un ordine di arresto internazionale e il suo nome era inserito nel "programma speciale di ricerca" della direzione centrale della Polizia criminale.
L'uomo era riuscito a sfuggire almeno tre volte alla cattura. Una, raccontano gli inquirenti, fuggendo attraverso la rete delle fognature. La polizia lo ha segnalato diverse volte all'estero, in particolare in Portogallo, Spagna e Francia.
Alla fine Licciardi è stato arrestato però nella zona di Cuma, a Pozzuoli, nell'appartamento di una coppia di lontani parenti, dove viveva con la moglie.
E' stato proprio lui, ha raccontato la Squadra mobile in una conferenza stampa, ad aprire la porta agli agenti verso le 4 di oggi.
L'uomo, che non ha opposto resistenza, non usava il telefono per comunicare, ma solo biglietti scritti a mano, simili ai "pizzini" del capo mafioso Bernardo Provenzano, e ora gli esperti si sono messi al lavoro per comprenderne il significato.
Licciardi, capo dell'omonimo clan, viene considerato uno dei capi dei clan camorristici di Secondigliano, la cui influenza secondo gli inquirenti si estende direttamente nella zona nord di Napoli, mentre in altri quartieri gode di alleanze con bande locali.
Per la polizia, l'attività principale di Licciardi in questi anni ha riguardato il traffico illegale di capi di abbigliamento, grazie a una vera e propria rete internazionale, che ha consentito anche il riciclaggio di denaro proveniente da altri attività criminali.
L'arresto di Licciardi è stato salutato con soddisfazione oggi dal ministro dell'Interno Giuliano Amato, che si è complimentato col capo della Polizia Antonio Manganelli.
"Anche in Campania stiamo decapitando tutte le principali associazioni criminali. Le forze dell'ordine e la magistratura stanno smontando queste organizzazioni pezzo dopo pezzo. E non si fermeranno qui", ha detto Amato in un comunicato diffuso dal Viminale.

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