giovedì 20 dicembre 2007

Se anche la ‘ndrangheta delocalizza: dalla strage di Duisburg ad Al Qaeda


Finora la ‘ndrangheta aveva fatto notizia solo per i sequestri di persona e per qualche raro delitto eccellente, come l’omicidio dell’ex presidente delle Ferrovie dello Stato, Lodovico Ligato o quello del vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Fortugno. Ma il giorno di ferragosto di quest’anno la strage di Duisburg in Germania, bilancio sei morti, è diventata il punto di non ritorno.
Mai prima d’ora la ‘ndrangheta si era resa responsabile di un fatto così eclatante, fuori dalla Calabria, addirittura all’estero. Passata lo choc del fatto di cronaca cominciano solo ora, a distanza di qualche mese, le riflessioni. Come sta cambiando uno dei fenomeni criminali più globali del pianeta e quali ripercussioni avrà questo cambiamento nel futuro?
Panorama.it lo ha chiesto ad Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti mondiali dell’argomento, autore di ‘Ndrangheta, pubblicato da Aliberti Editore.

La ndrangheta è veramente diventata un fenomeno internazionale?
Si, è una delle poche organizzazioni criminali ormai presente in tutti i continenti. Investe nella produzione di cocaina, ha rapporti privilegiati con narcotrafficanti e paramilitari colombiani, tratta con i trafficanti turchi, ricicla materiale tossico e radioattivo, ma soprattutto ha avamposti dappertutto. Dalle Americhe all’Oceania, dall’Asia all’Africa ed in molti Paesi europei, tra cui Olanda, Spagna, Francia e Germania. In Germania la ‘ndrangheta è presente dagli anni Sessanta.
Lei sostiene nel suo libro che la ‘ndrangheta abbia avuto anche contatti con Al Qaeda…
Come Al Qaeda la ‘ndrangheta si è sviluppata in un contesto economico relativamente primitivo, ma col tempo ha saputo cogliere il trend della globalizzazione e delocalizzare la propria attività. Come Al Qaeda la ‘ndrangheta è al tempo stesso estremamente tradizionale e fortemente innovativa. Medioevale e moderna. Secondo il magistrato Nicola Gratteri la ‘ndrangheta ha avuto contatti reali con Al Qaeda attraverso i produttori di oppio afghano, legati ai talebani.
Oltre ad Al Qaeda non sarebbero mancate relazioni perfino con Saddam Hussein.
Un quantitativo di materiale radioattivo sarebbe stato ceduto, con la complicità della ‘ndrangheta, da una società italiana all’Iraq di Saddam Hussein. Su questa circostanza indaga la magistratura, potendo contare su nuovi documenti resi noti della Cia. E sempre in riferimento all’ex dittatore iracheno, si è scoperto che i servizi segreti del Kuwait avevano cercato di contattare esponenti della ‘ndrangheta per recuperare parte del Tesoro trafugato da Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo.

La ‘ndrangheta nasce in Calabria nel XIX secolo ed è caratterizzata, a differenza della mafia, dai vincoli familiari e dalle faide. Come quella di San Luca alla base della strage di Duisburg. Cosa vuol dire in concreto?

Le faide sono come i vulcani, quando esplodono hanno effetti devastanti. Uccidono anche la pietà, senza guardare in faccia nessuno: bimbi, giovani, anziani, donne. Spesso si muore per parentele acquisite, si uccide per non essere uccisi, quasi sempre sono scontri all’ultimo sangue. Nelle faide spesso piccoli e banali moventi possono saturare la riserva d’odio.
Però questi odi tribali sono stati capaci di generare un giro d’affari addirittura planetario…
Oggi la ‘ndrangheta, se si calcolano anche i proventi del riciclaggio di denaro sporco, ha un fatturato che si aggira attorno ai 55 miliardi di euro. In Calabria il rapporto tra fatturato criminale e pil è del 120%, contro il 39% della Sicilia e il 32% della Campania. È un mare senza sponde, un sistema criminale che gode di molte complicità politico-finanziarie. Ha il monopolio della cocaina in Europa, ma continua a gestire una serie di attività illecite che vanno dall’estorsione all’usura, dal traffico di rifiuti radioattivi all’immigrazione clandestina. Questo comunque non basta per spiegare la forza della ‘ndrangheta. Bisogna immaginare un tavolo in cui siedono insieme il mondo politico, imprenditoriale e criminale. E il collante è la massoneria.
Nella faida di San Luca, alla base della strage di Duisburg, un ruolo importante è stato giocato dalle donne.
Nell’Ottocento ci sono state donne che sono entrate a far parte della picciotteria, una sorta di ‘ndrangheta prima maniera. Alcune sentenze della Corte d’Appello della Calabria raccontano di riti di iniziazione cui hanno preso parte anche donne, al pari degli uomini. Ma sono stati casi isolati. Negli ultimi tempi, il ruolo della donna è cresciuto. Secondo alcuni collaboratori di giustizia ci sarebbe un grado nella gerarchia della ‘ndrangheta destinato alle donne: quello di sorella d’omertà, con compiti di assistenza, soprattutto per latitanti in fuga. Oggi, poi, notiamo sempre più donne nella ‘ndrangheta con potere decisionale.

Cosa ci si può aspettare nel prossimo futuro da un fenomeno criminale di tale portata?

Se non si pone mano alle riforme, con l’abolizione dei riti alternativi, sarà sempre più difficile combattere organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta. Bisogna puntare sulla confisca dei beni illegalmente conseguiti, cercando anche di spezzare le contiguità politico-finanziarie. In Italia l’intera legislazione antimafia è stata permeata dall’emergenza. È finora mancata un’azione di lungo corso. Si è andato avanti con reazioni emotive, sull’onda di stragi e omicidi eccellenti. Spesso si sente dire che la lotta alle mafie è bipartisan. Finora. Però, le maggioranze trasversali e le convergenze tra i due schieramenti politici si sono registrate soltanto in occasione dell’indulto. Molto, insomma, resta ancora da fare.

La Santa, viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta

Un’esplorazione mondiale della ‘ndrangheta, che è “come una ragnatela che avvolge il mondo con tanti fili”. Per raccontare come funziona questa architettura criminale, Ruben Oliva, giornalista e regista (già autore del documentario sulla Camorra ‘O sistema e del film Quando c’era Silvio) e Enrico Fierro, inviato dell’Unità (che ha scritto, tra gli altri, il libro E adesso ammazzateci tutti. L’omicidio Fortugno e la rivolta dei ragazzi di Locri contro la ndrangheta) hanno girato mezzo mondo.
In Colombia hanno incontrato il capo dei paramilitari Salvatore Mancuso, referente della ‘ndrangheta. Poi sono stati in Venezuela, Bolivia, Argentina (che è la centrale del transito e dello stoccaggio del narcotraffico). Sono arrivati in Europa, a Milano, dove “la ‘ndrangheta controlla tutto”, per finire nella tana del ragno: San Luca, il paesino disastrato dove apparentemente non c’è nulla e che invece è il cuore della rete. Tutto quel viaggio è poi finito in un un documentario, e in un libro in cui hanno scritto i retroscena dell’inchiesta. Si chiama La Santa. Viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta.
Abbiamo intervistato gli autori.

Nella presentazione del vostro lavoro scrivete “mentre la camorra si sgretola in una guerra infinita e Cosa nostra tenta di riorganizzarsi, esiste una mafia che non ha perso il suo potere”. Cosa ha di diverso la ‘ndrangheta?
Innanzitutto la potenza economica: la ‘ndrangheta in Italia controlla il 3,5 del pil, tra i 36 e i 50 miliardi di euro. Poi la struttura organizzativa orizzontale: non c’è una persona a dirigere, ma una camera di composizione delle diverse famiglie. E la famiglia di ‘ndrangheta spesso coincide con la famiglia di sangue: di 800 collaboratori di giustizia solo 87 oggi sono legati alla ‘ndrangheta e sono tutti di livello medio-basso. Non si denuncia un familiare. E poi bisogna bisogna dire che la ‘ndrangheta ha una capacità di gestire il monopolio della droga più richiesta dal mercato, la cocaina. Basti pensare che Cosa nostra, per garantire che i carichi di cocaina arrivino in Sicilia, chiede il suo aiuto, perché difficilmente un carico della ‘ndrangheta va perduto. Un’altra caratteristica è che la ‘ndrangheta cammina sott’acqua, raramente ad esempio, se ne scoprono le speculazioni edilizie. A meno che non sia costretta, non compie atti eclatanti. Cosa nostra negli anni ‘90 ha oltrepassato il segno con la strategia stragista: ha attaccato direttamente lo Stato e ne ha anche subito la controffensiva. La ‘ndrangheta ha pensato agli affari.

C’è molta differenza tra il modo di operare della ‘ndrangheta e quello della camorra?
La camorra oggi è solo criminalità diffusa, predatoria, ha perso una struttura che possa competere. La ‘ndrangheta quando mette su un’attività non è una copertura e basta, non è solo riciclaggio di denaro: la fanno fruttare. Sono ottimi imprenditori e sanno capire gli scenari geopolitici.
I napoletani comprano cocaina e eroina dalla ‘ndrangheta e la spacciano, ma non la movimentano a livello mondiale: è una mafia di serie b, che ha meno rapporti con la politica e non è più in grado di condizionarla. In Calabria almeno quattro consiglieri regionali sono inquisiti per collusione e a Reggio Calabria il consigliere comunale più votato è in galera per voto di scambio. E non facciamo nomi ma tra qualche settimana qualche grosso nome della politica calabrese e nazionale verrà inquisito per lo lo stesso motivo.

La’ndrangheta arriva ovunque?
È un cancro calabrese, italiano ed europeo. Calabrese soprattutto se è vero che il 18% della ricchezza prodotta in Calabria è d’origine criminale. Ma non si può dire che il condizionamento resti limitato alla Calabria. A Roma Salvatore Mancuso stava per comprare palazzo Del Drago, proprietà del Vaticano. La trattativa era in stadio molto avanzato ed è stato fermato giusto in tempo.
Ci sono intercettazioni telefoniche che dimostrano che alla caduta del muro di Berlino referenti delle famiglie mafiose correvano nei Paesi dell’est con un solo ordine: acquistare qualunque cosa fosse acquistabile, pronti nel momento in cui si disfacevano economie. Relazioni dei servizi segreti tedeschi dicono che ben prima della strage di Duisburg la ‘ndrangheta aveva acquistato azioni della Gazprom. Si è detto che quest’estate a Duisburg era la prima volta che la ‘ndrangheta colpiva all’estero, ma non è così. L’Australia ha avuto un solo omicidio politico: un leader che si opponeva al traffico di droga. Fu ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1979. Tanto per dirne uno.

All’estero la lotta alle mafie è più efficace rispettoa quanto accade in Italia?
No, all’estero la mafia italiana è stata presa sotto gamba, pensavano fossero quattro pezzenti, se ne credevano immuni. E all’estero hanno meno strumenti che da noi per fronteggiare questa realtà. In Germania non è possibile sequestrare la proprietà di un mafioso, in Olanda non si può intercettare.

Come cambia la ‘Ndrangheta nel tempo?
Gli investigatori dicono che entro vent’anni, ma forse anche meno, la ‘ndrangheta non avrà più bisogno di fare affari sporchi perché li sta tramutando in legali, è come un doppio binario del capitalismo. L’Italia sbaglia a leggere la mafia ancora con un occhio che guarda al folklore, che la vede fatta di pastori arretrati. Non è cosi. Molte famiglie, anche dei luoghi più arretrati, hanno già figliato una nuova generazione che mescola criminalità di vecchio stampo con nuove professioni. In una famiglia nascono più figli maschi? Uno o due si occuperanno della gestione criminale della famiglia, gli altri diventeranno professionisti: è la “borghesia mafiosa”di cui parlano i sociologi, in Calabria c’è già e questa è una differenza sostanziale con le altre mafie.

FESTA LEGALITA' : LETTERA VESCOVO DI LOCRI CHIUDE CONFRONTO


"La legalita', la giustizia, il bene comune cambiano il modo di avvertire la realta', di capire le sfumature, di leggere le situazioni. Per questo e' importante quello che state facendo a Firenze". E' con queste parole che monsignor Bregantini, per anni vescovo di Locri, da sempre impegnato sui temi della legalita', ha voluto salutare la Festa della Legalita' organizzata dalla Regione Toscana. Le parole del vescovo hanno concluso un pomeriggio animato da molteplici interventi, articolati in tre seminari, a partire da quello che, coordinato dal giornalista Francesco La Licata, ha cercato di ricostruire i mille volti (militari, economici, culturali, ma anche, piu' sorprendentemente, religiosi) della criminalita' organizzata.
A dare alcuni dati, su quanto pesa ancora in Italia la mafia e' stato il magistrato Pier Luigi Vigna: "Su 1608 comuni del Sud 406 registrano la presenza di un qualche clan, 396 ha beni confiscati, 25, solo negli ultimi tre anni, sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose - ha spiegato Vigna - Insomma piu' di un comune su tre presenta indicatori di presenza mafiosa. Una cifra che corrisponde a 13 milioni di persone, il 77,2 per cento della popolazione del Sud e il 22 per cento dell'intera popolazione italiana".
A sua volta Antonio Maruccia, commissario straordinario per la gestione dei beni confiscati alla mafia, ha ricordato il potere economico della mafia, capace di riciclarsi sempre di piu' anche nell'economia legale: "C'e' un ritardo rispetto alla capacita' di accumulazione della mafia e ai nuovi meccanismi di riciclaggio. Il figlio dell'uomo di 'ndrangheta oggi studia alla Bocconi ed e' in grado di proporre strade per mettere al sicuro i patrimoni che noi non sappiamo individuare. Il problema, insomma, oggi e' anche l! 'economia legale. E oggi confischiamo sempre meno: alla fine il problema dei beni confiscati lo risolvera' la stessa mafia". E a sottolineare che la criminalita' organizzata oggi investa in altri settori e' stato il console americano Norah Dempsey, che l'anno scorso e' andata nei campi antimafia dei giovani toscani per sostenere il progetto regionale: "La mafia oggi si arricchisce anche sui furti della proprieta' intellettuale, che un tempo riguardava solo la moda e gli audiovisivi e oggi si e' estesa a tutto, compresi gli alimentari e i farmaci". Una situazione che per Vigna e' l'iceberg di una realta' piu' complessa: "Esistono forme di criminalita' consensuale, c'e' chi offre il prodotto illecito, ma anche chi lo vuole, e il nostro problema e' come spezzare questo legame, che io non credo che si rompa con la repressione, ma probabilmente proprio parlando di legalita'".

'NDRANGHETA: LOIERO, SOTTOVALUTATA PER ANNI-PROBLEMA DI TUTTI



La 'ndrangheta ''e' stata sottovalutata per troppi anni''. Lo ha detto il Governatore della Calabria, Agazio Loiero, parlando a margine della Festa della legalita', organizzata a Firenze dalla Regione Toscana.
Probabilmente - ha precisato il governatore - ''il resto d'Italia e l'Europa ha pensato che la 'ndrangheta fosse un fenomeno autarchico e che, quindi, se moriva qualcuno, era tutto sommato una buona cosa. Invece la 'ndrangheta ha mostrato di essere oltremodo invasiva, di penetrare nei territori ricchi e spremerli e, quindi, non e' piu' solo un problema per la Calabria ma e' un problema per tutti''.

Vincenzo Giugliano, commerciante incensurato di 44 anni è stato ucciso a Piazzolla di Nola



Vincenzo Giugliano, 44 anni, commerciante incensurato e genero di un ex boss pentito da 14 anni, è stato ucciso a Nola, nel Napoletano. Il cadavere dell'uomo è stato trovato dopo una telefonata anonima al 112 che segnalava ai carabinieri un uomo morto a bordo di un'auto in via Costantinopoli nella zona periferica di Piazzolla di Nola.

Secondo quanto si è appreso, Giuliano, che abitava a circa 500 metri dal luogo dove è stato massacrato, era appena entrato nella sua Ford Fiesta quando sono arrivati i due sicari a bordo di uno scooter e hanno sparato numerosi colpi di arma da fuoco. Qualcuno che ha assistito alla scena dell'omicidio ha poi avvertito il 112. I carabinieri seguono varie piste ma privilegiano quella della vendetta trasversale, per colpire il suocero, ex boss pentito, padre di Filomena, moglie della vittima dalla quale aveva avuto due figli.

Carmine Alfieri, 64 anni, nato a Saviano (Napoli), è stato uno dei capi della nuova famiglia, il cartello criminale che si opponeva all'ascesa della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Piazzolla di Nola, dove è stato ucciso il genero questa sera, era la sua roccaforte. Il suo primo arresto, per falso e lesioni, risale agli anni sessanta. Ma è nella seconda metà degli anni ottanta che si compie la sua ascesa criminale, proseguita fino al suo arresto l'11 settembre del 1992.

Divenuto collaboratore di giustizia ha contribuito ad accertare la responsabilità di molti omicidi. A causa del suo pentimento la camorra gli ha ucciso anche il figlio e un nipote. Alfieri ha trasformato le attività illecite della camorra in holding gestendo un giro d'affari di 1.500 miliardi di lire e ha rappresentato il volto della camorra imprenditrice che dall'agro nolano si è estesa a buona parte della Campania. Accusato di diversi omicidi si è pentito alla fine del 1993.

Arresti 'Ndrangheta: In Manette Anche Boss Franco Muto


C'e' anche Franco Muto, detto il "re del pesce", capo indiscusso della 'ndrangheta del Tirreno cosentino, fra le persone arrestate oggi dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione che ha portato all'arresto di una trentina di persone per estorsione, usura, traffico di stupefacenti e voto di scambio. Muto e' capo dell'omonima cosca mafiosa di Cetraro (Cosenza). Fra le persone coinvolte, anche uomini delle forze dell'ordine, accusati di collusione con i clan, ed un amministratore del comune di Amantea. -

'Ndrangheta: 39 arresti, sequestrato il porto di Amantea


In una vasta operazione contro la 'Ndrangheta, gli uomini della guardia di finanza e dei carabinieri hanno arrestato oggi in Calabria 39 persone, tra cui un esponente del mondo politico, e sequestrato il porto turistico di Amantea.
Lo hanno detto oggi le fiamme gialle e i carabinieri in una conferenza stampa congiunta a Cosenza, precisando che per gli arrestati le accuse sono a vario titolo associazione a delinquere, traffico di droga e voto di scambio.
Nell'operazione -- in cui sono stati sequestrati beni per circa 15 milioni di euro -- è stato sequestrato anche il porto di Amantea, in provincia di Cosenza, dato che secondo gli inquirenti la struttura era nella totale disponibilità della famiglia della 'Ndrangheta dei Gentile, tramite società commerciali intestate a familiari e prestanome.
Tra i 39 arrestati, c'è anche l'assessore del comune di Amantea Tommaso Signorelli (Pd), mentre il capogruppo dell'Udeur in Consiglio regionale, Franco La Rupa, è stato raggiunto da un avviso di garanzia con l'accusa di voto di scambio.
Nell'operazione è stato arrestato anche un militare della capitaneria di porto di Gioia Tauro.
Tra l'altro, gli agenti hanno sequestrato anche il 25% delle quote della società Appennino Paolano spa -- società dei servizi ambientali dell'area del Basso e Medio Tirreno Cosentino -- che erano nella disponibilità di Carlo Samà, uno dei soci del gruppo che si occupa di raccolta e trasporto dei rifiuti.
L'operazione -- che ha visto impegnati 250 uomini e molti mezzi -- è scattata stamani

Mafia: “Cassiere” Messina Denaro gestiva 60 supermarket

Era il re dei supermercati in Sicilia occidentale l'imprenditore Giuseppe Grigoli, 58 anni, arrestato dalla polizia con l'accusa di essere stato il prestanome del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. A Grigoli era riconducibile la holding "Gruppo 6 G.D.O. srl" che rifornisce e controlla 60 esercizi commerciali in Sicilia, per la maggior parte supermercati della catena Despar, marchio di cui aveva la gestione in esclusiva per tutti i Comuni delle province di Palermo, Trapani ed Agrigento. Secondo l'accusa Grigoli, che risponde di concorso esterno in associazione mafiosa, aveva messo a disposizione del clan trapanese di Cosa Nostra, i propri mezzi e risorse imprenditoriali. L'indagine aveva preso spunto dai 'pizzini' sequestrati al capomafia Bernardo Provenzano al momento del suo arresto l'11 aprile dell'anno scorso a Corleone. In particolare sono stati decrittati dagli investigatori i messaggi scambiati da Provenzano con Messina Denaro e il boss agrigentino Giuseppe Falsone a proposito di una complessa vicenda relativa alla presenza in territorio agrigentino e corleonese di supermercati riconducibili a Grigoli. Una controversia che i due capi di Trapani e Agrigento sottoponevano al giudizio del vecchio patriarca corleonese. La societa' "Gruppo 6 G.D.O. srl", con sede a Castelvetrano (Trapani) in via Partanna e un capitale sociale di 12.500.000 euro, e' stata ora sequestrata dalla Dia. Grigoli ne era il socio di maggioranza con quote per 6.375.000 euro, mentre il resto era intestato a sua moglie, Maria Fasulo, 48 anni, che ne era anche amministratore unico.

mercoledì 19 dicembre 2007

Strage di Duisburg, 4 arresti

La caccia ai killer della strage di Ferragosto a Duisburg comincia a produrre i primi risultati. Ieri sono finiti in carcere quattro fiancheggiatori della cosca Nirta-Strangio in un'operazione congiunta della task force italo-tedesca costituita solo pochi giorni fa grazie ad un accordo tra il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, e i vertici della polizia tedesca. Domenico Pizzata, 30 anni e Domenico Nirta di 24, entrambi di Locri, sono stati arrestati in Calabria. Contemporanemante venivano catturati in Germania Antonio Rechichi, 21 anni, e Luca Liotini, 35 anni, pugliese, originario di Casamassima. Nei confronti dei quattro il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Praticò, aveva emesso un mandato di arresto per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico d'armi. In sostanza, i quattro non avrebbero partecipato materialmente alla strage, ma avrebbero fornito supporto logistico, armi e automobili alla cosca dei Nirta-Strangio e a Giovanni Strangio, sfuggito alla cattura, considerato autore della carneficina in cui morirono sei persone davanti al ristorante «da Bruno» a Duisburg. Secondo il pool di magistrati calabresi, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore Boemi, sarebbe stato proprio Strangio a guidare il gruppo di fuoco contro le vittime legate al clan rivale. Ennesimo tragico capitolo «da esportazione» della faida che da più di quindici anni oppone le famiglie Nirta-Strangio e Pelle-Vottari di San Luca, nella locride. Faida iniziata banalmente per una lite e poi sfociata nella lotta per il predominio nel traffico d'armi e droga, con un corollario di agguati e vendette. Come quella del giorno di Natale del 2006 in cui morì Maria Strangio, sorella di Giovanni. Intorno a lui, ora dopo ora, si sta stringendo il cerchio degli investigatori. Ancora ieri, la locride è stata battuta palmo a palmo dalle forze dell'ordine per individuarne il nascondiglio. Nelle oltre 400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare ci sono infatti due lettere indirizzate a Domenico Pizzata, uno degli arrestati, dalle quali emergebbe che Strangio stava meditando la strage da tempo. La stessa conclusione a cui sono giunti anche gli investigatori tedeschi.
«Quello di oggi è un risultato che riafferma la supremazia e la fermezza dello Stato», ha affermato il Procurato antimafia, Piero Grasso, commentando gli arresti. «Le indagini non si sono concluse e come gli esami continuano - ha concluso Grasso - per individuare anche gli altri esecutori».
della cosca Nirta-Strangio in un'operazione congiunta della task force italo-tedesca costituita solo pochi giorni fa grazie ad un accordo tra il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, e i vertici della polizia tedesca. Domenico Pizzata, 30 anni e Domenico Nirta di 24, entrambi di Locri, sono stati arrestati in Calabria. Contemporanemante venivano catturati in Germania Antonio Rechichi, 21 anni, e Luca Liotini, 35 anni, pugliese, originario di Casamassima. Nei confronti dei quattro il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Praticò, aveva emesso un mandato di arresto per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico d'armi. In sostanza, i quattro non avrebbero partecipato materialmente alla strage, ma avrebbero fornito supporto logistico, armi e automobili alla cosca dei Nirta-Strangio e a Giovanni Strangio, sfuggito alla cattura, considerato autore della carneficina in cui morirono sei persone davanti al ristorante «da Bruno» a Duisburg. Secondo il pool di magistrati calabresi, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore Boemi, sarebbe stato proprio Strangio a guidare il gruppo di fuoco contro le vittime legate al clan rivale. Ennesimo tragico capitolo «da esportazione» della faida che da più di quindici anni oppone le famiglie Nirta-Strangio e Pelle-Vottari di San Luca, nella locride. Faida iniziata banalmente per una lite e poi sfociata nella lotta per il predominio nel traffico d'armi e droga, con un corollario di agguati e vendette. Come quella del giorno di Natale del 2006 in cui morì Maria Strangio, sorella di Giovanni. Intorno a lui, ora dopo ora, si sta stringendo il cerchio degli investigatori. Ancora ieri, la Locride è stata battuta palmo a palmo dalle forze dell'ordine per individuarne il nascondiglio. Nelle oltre 400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare ci sono infatti due lettere indirizzate a Domenico Pizzata, uno degli arrestati, dalle quali emergebbe che Strangio stava meditando la strage da tempo. La stessa conclusione a cui sono giunti anche gli investigatori tedeschi.
«Quello di oggi è un risultato che riafferma la supremazia e la fermezza dello Stato», ha affermato il Procurato antimafia, Piero Grasso, commentando gli arresti. «Le indagini non si sono concluse e come gli esami continuano - ha concluso Grasso - per individuare anche gli altri esecutori

CAMORRA SCATENATA, DUE MORTI IN UN GIORNO. KILLER IN AZIONE A FUORIGROTTA E SAN GIOVANNI A TEDUCCIO



Notte di sangue e paura. Due omicidi in meno di un tre ore allungano la scia di sangue a Napoli. Pochi minuti fa seconda sparatoria e secondo morto di camorra. Dopo l’agguato delle 19 a Fuorigrotta, un uomo, del quale non si conoscono le generalita’, è stato ucciso a San Giovanni a Teduccio, da uno o piu’ colpi di arma da fuoco. Giuseppe Corrao, 27 anni, latitante da soli quattro giorni, a seguito dell’ordinanza contro 17 affiliati al clan Mazzarella, è stato ucciso in via Carceri Vecchie, nella zona est di Napoli. Era a bordo di una potente moto ma i sicari lo hanno raggiunto uccidendolo. Inutili l’ultima corsa a piedi e il disperato tentativo di nascondersi dietro alcune auto. Salgono così a 108 i morti ammazzati per camorra nel napoletano e nonostante l’impegno delle forze dell’ordine la situazione stenta a stabilizzarsi. Poche ore prima in via Diocleziano a Fuorigrotta aveva perso la vita un uomo di 38 anni, Salvatore Zito. La vittima è stata uccisa con numerosi colpi d’arma da fuoco. Erano da poco passate le 19,00 quando i killer, due secondo il racconto di alcuni passanti hanno raggiunto Zito in via Diocleziano nel quartiere di Fuorigrotta e lo hanno freddato con numerosi colpi di pistola. Terrorizzati alcuni passanti hanno iniziato a scappare trovando riparo in bar e negozi. I killer compiuta la loro missione di morte si sono allontanati facendo perdere le proprie tracce. Sul posto, subito, sono giunte le volanti del vicino commissariato San Paolo e gli uomini del 118. Quello di questa sera è il secondo omicidio in 24 ore a Napoli. Ieri sera sempre a Fuorigrotta al Rione Traiano, a perdere la vita era stato Ciro Dalmazio, 45 anni.
L’omicido di questa sera potrebbe essere la risposta proprio all’agguato di 24 ore fa. La polizia sta indagando nella vita della vittima. Salvatore Zito, era ritenuto un affiliato al clan D’Ausilio. Sul posto la polizia ha rinvenuto sette bossoli.

Oscar al Placido Rizzotto Bianco


Il vino Placido Rizzotto bianco '06 di Centopassi, prodotto della Cooperative Libera Terra che gestiscono terreni agricoli confiscati alle mafie, ha vinto l'Oscar qualità/prezzo del Gambero Rosso e compare nell' Almanacco del Berebene 2008. Un riconoscimento che qualifica la bontà di un vino giovane e legato ai valori della realtà che lo produce, con attenzione al prezzo al consumatore.

martedì 18 dicembre 2007

Calabria, il protocollo legalità in mano a un dirigente indagato


Calabria, il protocollo legalità in mano a un dirigente indagato


L'intesa Regione-prefetti gestita da De Grano, tra i 20 dell'inchiesta Why not
Sul fronte antimafia, nuova tegola per il centrosinistra calabrese. Il governatore Agazio Loiero e il superprefetto di Reggio Franco Musolino hanno siglato lo scorso 14 dicembre un’intesa istituzionale, l’Apq “Antonino Scopelliti”: un milione di euro per stabilire intese operative tra gli enti locali e le prefetture per opere e appalti, fondi pubblici, beni confiscati. Ma a gestire la cosa sarà il dirigente Francesco De Grano, capo del Dipartimento regionale Attività produttive. Un nome noto alle cronache: insieme alla moglie Maria Angela De Grano è tra i 20 indagati nell'inchiesta Why not del pm Luigi De Magistris.

domenica 16 dicembre 2007

MAFIA: FESTA LEGALITA', INCONTRI E MUSICA A FIRENZE

L'anno scorso il simbolo fu una sveglia che suonava l'ora legale; quest'anno e' il rosso di una macchia di sangue che si trasforma nel rosso di un pomodoro quali quelli coltivati nei campi confiscati alla mafia. E sotto queste parole: "Dal Rosso Sangue al Rosso Pomodoro... La legalita' cambia la percezione dei colori". Si presenta cosi' la seconda Festa della Legalita' che, organizzata dalla Regione Toscana, fara' per un giorno intero, mercoledi' 19 dicembre, Firenze capitale nazionale delle battaglie per liberarsi dalla criminalita' organizzata. La Festa ritorna con l'obiettivo di coinvolgere tutti i giovani dai piu' piccoli ai piu' grandi. Ma questa sara' soprattutto la giornata dei tanti giovani che in Toscana si stanno impegnando per un'Italia libera dalle mafie, come gli studenti che da anni ogni estate lavorano come volontari nei terreni confiscati. "E' proprio per loro che l'anno scorso ci siamo sentiti quasi obbligati a promuovere un'iniziativa come questa, senza precedenti in Toscana - spiega il vicepresidente Federico Gelli - ma quest'anno abbiamo anche un motivo in piu', l'avvio del modulo sperimentale per l'educazione della legalita' a scuola, un'esperienza che sta gia' interessando 50 scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori, disseminate in tutte le province della Toscana. Questa festa intende testimoniare anche lo straordinario interesse che gli insegnanti e gli studenti toscani stanno manifestando su questo terreno". La festa intende essere "un'occasione di riflessione e sensibilizzazione, di ringraziamento per i tanti che si muovono su questo terreno e di lancio di nuove iniziative, un'occasione anche per ritrovarsi tutti insieme e assistere a un bello spettacolo". Molti e diversi i temi che saranno affrontati nella giornata, ma tutti con un taglio particolarmente adatto ai giovani. "E' proprio pensando a loro che abbiamo deciso di affrontare questioni comunque importanti per la cultura della legalita' e del rispetto delle regole. E voglio sottolineare lo spazio che all'interno della giornata avra' l'utilizzo legale e sicuro di Internet, il bullismo a scuola e l'usura, intesa come problema che richiama a un uso consapevole del denaro".

AGGUATO A ERCOLANO: UN MORTO, SALGONO A 100 GLI OMICIDI NEL 2007


Un uomo, Salvatore Madonna, di 44 anni, e' stato ucciso nel corso di un agguato dai killer in via Dogana, nei pressi del mercato degli Stracci di via Pugliano a Ercolano.
Secondo quanto si e' appreso dei carabinieri, Madonna sarebbe stato un fiancheggiatore del clan Birra, attivo a Portici ed Ercolano. La vittima stava camminando quando sono arrivati 4 sicari a bordo di due potenti moto che hanno aperto il fuoco e lo hanno ferito con tre complici di pistola.
Madonna e' stato portato all'ospedale Maresca di Torre del Greco ma e' arrivato in pronto soccorso gia' cadavere. E' salito così a 100 il numero delle persone uccise dall'inizio del 2007. Sono gia' quattro gli uomini uccisi dall'inizio di dicembre. Ottantacinque di queste esecuzioni sarebbero maturate in un ambito camorristico.

CAMORRA: ARRESTATO IL BOSS EDOARDO CONTINI, ERA LATITANTE DA 7 ANNI


Dopo sette anni e' finita la latitanza del boss della camorra Edoardo Contini. Edoardo ''o romano'' viene considerato uno dei capi camorra piu' importanti della Campania che per anni ha costituito un ''cartello'' associativo denominato ''Alleanza di Secondigliano'' con il clan Mallardo e la cosca dei Licciardi. Il periodo natalizio evidentemente non porta fortuna a Contini: basti ricordare che a Capodanno del '94 il boss fu arrestato a Cortina D'Ampezzo mentre festeggiava il nuovo anno. Fu liberato nel 2000 ma poco dopo si rese nuovamente irreperibile. Ieri notte le forze dell'ordine dopo anni di ricerche sono riuscite nuovamente ad arrestarlo.