lunedì 30 marzo 2009

'Liberiamoci dalle spine' con i campi di lavoro antimafia





Storie di terre liberate e sequestrate alla mafia dove oggi dei volontari coltivano e raccolgono prodotti finalmente sani, senza il marchio tossico ed indelebile della criminalità organizzata. "Liberarci dalle spine" è il titolo dell'iniziativa su questo tema in programma martedì 31 marzo presso l'aula magna dell'Istituto Piero Della Francesca in via 25 aprile, dalle 9.30 in poi. A guidare il dibattito sarà Francesco Romizi, responsabile Legalità Arci Arezzo e Coordinatore Libera Arezzo, ed interverranno Luciano Tagliaferri, Dirigente Scolastico I.I.S. Piero della Francesca, Mirella Ricci, Vicepresidente della Provincia di Arezzo, Vincenzo Striano, Presidente Arci Regionale Toscana, Federico Gelli, Vicepresidente della Regione Toscana, e Maurizio Pascucci, Coordinatore del progetto "Liberarci dalle Spine". All'iniziativa parteciperà con un contributo musicale anche Luca Lanzi della Casa del Vento e durante la mattinata sarà presentato il video sui campi di lavoro antimafia 2008.

venerdì 17 ottobre 2008

MAFIA: SEQUESTRO BENI DA 200 MLN EURO A IMPRENDITORE MESSINA


MESSINA - Beni per oltre 200 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia ad un imprenditore del Messinese, Mario Giuseppe Scinardo, 43 anni. Si tratta di uno dei più grossi sequestri patrimoniali eseguiti nell'ambito di inchieste sulla mafia. Scinardo, originario di Capizzi, un paese in provincia di Messina, è accusato di associazione mafiosa e di far parte della cosca dei Rampulla di Mistretta. L'inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina e Catania. Oltre 100 uomini dei centri Dia di Catania e Messina sono impegnati nell'operazione. Il patrimonio sequestrato risulta costituito da numerose società e ditte individuali con volumi d'affari plurimilionari, da oltre 250 immobili, tra cui appezzamenti di terreno, ville e locali commerciali, ma anche da aziende agrituristiche e vinicole, da impianti di calcestruzzi e da circa 90 mezzi tra camion, escavatori, mezzi agricoli ed automobili di grossa cilindrata. Il provvedimento di sequestro di beni per un valore di 200 milioni di euro è dei giudici del tribunale di Catania, che hanno accolto la richiesta avanzata dalla Direzione investigativa antimafia di Messina. L'indagine in un primo momento è stata coordinata dalla Dda di Messina e poi è stata trasmessa per competenza a quella etnea. Secondo gli investigatori, l'imprenditore al quale sono riconducibili i beni sequestrati, Mario Giuseppe Scinardo, 43 anni, sarebbe molto vicino alla famiglia mafiosa dei Rampulla di Mistretta (Messina), tanto che in alcune attività commerciali sarebbero pure inseriti come soci occulti. Scinardo è accusato di associazione mafiosa, e gli inquirenti ritengono che in alcune occasioni avrebbe messo a disposizione le sue proprietà per dare rifugio a boss latitanti o per ospitare riunioni di capimafia. Il sequestro fa riferimento a beni non solo intestati a Mario Giuseppe Scinardo, ma anche alla moglie Nellina Letizia Deni, e al fratello Salvatore Scinardo.SCINARDO AVEVA DOCUMENTO RISERVATO DELLA DIADurante la conferenza stampa a Catania, sul sequestro di beni per oltre 200 milioni di euro all' imprenditore Mario Giuseppe Scinardo, 43 anni, è stato reso noto che durante una perquisizione è stata trovata copia di una richiesta fatta dalla Dia alla Regione in cui si chiedeva di quali contributi avesse beneficiato l'imprenditore."Questo purtroppo è un fatto certamente inquietante e preoccupante e può essere indicativo della capacità di infiltrazione nelle istituzioni, specie regionali, da parte della mafia", ha affermato il procuratore della Repubblica a Catania Vincenzo D'Agata parlando con i giornalisti che gli chiedevano del ritrovamento del documento. "Non vorrei che su questo punto si anticipassero conclusioni - ha aggiunto - perché certamente quello che emerge è un fatto assolutamente irregolare, in relazione al quale è necessario effettuare degli approfondimenti, che ovviamente saranno diretti ad individuare eventuali profili di rilevanza penale con la conseguente individuazione dei responsabili".Il procuratore della Repubblica di Messina Guido Lo Forte, rispondendo alle domande dei giornalisti, al termine della conferenza stampa, ha detto: "Si tratta di un documento che costituisce oggetto di indagini da parte della Procura di Catania, in relazione al quale non posso dire assolutamente nulla".