mercoledì 19 marzo 2008

Mafia, il fratello di Graziella Campagna: ''Si faccia giustizia''


Stasera attesa la sentenza per Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera.Parla il fratello Pietro: ''Sono certo della colpevolezza dei due imputati, ma siamo in italia...''. La ragazza fu assassinata 23 anni fa a soli 17 anni perché aveva scoperto l'identità di due boss latitanti.
"Speriamo che si faccia finalmente giustizia...". Lo ha detto all'ADNKRONOS Pietro Campagna, fratello di Graziella Campagna(nella foto), la ragazza uccisa a Messina dopo avere scoperto l'identità di due boss, in attesa della sentenza prevista per questa sera. "Sono certo della colpevolezza dei due imputati - ha detto ancora - ma siccome siamo in Italia mi aspetto di tutto. Io, però, con tutta la mia famiglia, spero che si faccia davvero giustizia"Il processo si celebra a distanza di 23 anni dall'omicidio della commessa diciassettenne di Saponara (Messina), uccisa perché aveva scoperto l'identità di due boss latitanti. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Messina si sono ritirati nel pomeriggio in camera di consiglio per emettere la sentenza. Il pg della Corte d'Appello di Messina Marcello Minasi, poco meno di un mese fa, aveva chiesto alla Corte la conferma della condanna all'ergastolo per i due uomini accusati di essere gli autori del feroce delitto. Sul banco degli imputati Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera. Secondo l'accusa, i due, che nel 1985 erano latitanti, avrebbero dimenticato in un vestito portato nella lavenderia dove lavorava la ragazza un'agendina che conteneva nomi compromettenti, che facevano emergere la loro vera identità. Quattro anni ciascuno di reclusione sono stati chiesti, invece, per la titolare della lavanderia dove lavorava Graziella, Franca Federico, e per la collega della 17enne uccisa, Agata Cannistrà. Entrambe sono accusate di favoreggiamento aggravato dall'aver agevolato un'associazione mafiosa. Proprio una settimana fa la storia di Graziella Campagna è stata raccontata dalla fiction 'La vita rubata', interpretata da Beppe Fiorello nel ruolo del fratello di Graziella, Pietro Campagna, che fin dalla morte della giovane ha sempre tentato di trovare gli assassini della sorella.

lunedì 17 marzo 2008

Il maresciallo fu il vice del capitano «Ultimo». Arrestato anche un poliziotto

Arresti domiciliari per il maresciallo dei carabinieri denominato "Arciere" che faceva parte della squadra del capitano "Ultimo" che arresto Totò Riina, e che è ora indagato dalla procura di Torino in un’inchiesta sul furto di opere d’arte e arredi nella palazzina di Stupinigi nel 2004. La misura, eseguita questa mattina, è stata emessa in relazione a quest’ultima indagine, nella quale si ipotizza che qualcuno possa aver lucrato sulla restituzione del bottino, valutato in circa dieci milioni di euro e per il quale l’Ordine Mauriziano aveva stanziato e pagato 250 mila euro destinati a chi avesse fornito un aiuto per recuperare la refurtiva. Il tesoro di Stupinigi fu ritrovato circa un anno più tardi in un campo a Villastellone, in provincia di Torino, e nell’estate scorsa una quindicina di persone di etnia nomade sinti vennero arrestate con l’accusa di essere gli autori del colpo. Nelle settimane scorse, avendo saputo di essere indagato, "Arciere" aveva deciso di restituire al Presidente della Repubblica la medaglia ricevuta per l’operazione che portò all’arresto di Riina, ai polsi del quale proprio "Arciere", che venne successivamente trasferito in Piemonte, strinse le manette.Arrestato anche un poliziottoOltre che per il carabiniere conosciuto come «Arciere», il maresciallo capo Riccardo Ravera, 43 anni, all’epoca dei fatti in servizio al nucleo tutela patrimonio artistico di Torino, l’ordine di custodia cautelare riguarda anche Giuseppe Cavuoti, 46 anni, vicesovrindente della polizia stradale in servizio alla sottosezione di Saluzzo (Cuneo), il quale è finito in carcere. Per entrambi l’accusa è di concorso in estorsione e in falso. Per arrivare al recupero della refurtiva, Ravera e Cavuoti fecero in modo che alcuni nomadi sinti - legati agli autori del furto - ricevessero dall’Ordine Mauriziano (proprietario della Palazzina) 250 mila euro. A materiale recuperato, non indagarono per cercare i colpevoli del furto, che pure aveva destato clamore in tutto il mondo per la sua entità.

Palermo: estorsori arrestati, in manette mebri clan Lo Piccolo

Nell'ambito dell'operazione 'Addio Pizzo 2', coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo, sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Palermo esponenti del clan 'Lo Piccolò. I 21 provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati resi possibili, oltre che dalle testimonianze dei taglieggiati, anche dai 'pizzinìritrovati nella villa di Giardinello dove sono stati arrestati il 5 novembre scorso Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Sono stati individuati anche esecutori e organizzatori del grave attentato incendiario nel quale fu devastato, nel luglio 2007, il capannone dell'imprenditore Rodolfo Guajana, che denunciò subito il gesto degli estortori.