sabato 16 febbraio 2008

solidarietà a crocetta


CALTANISSETTA, 8 FEB

La cosca mafiosa gelese stava preparando un attentato nei confronti del sindaco di Gela, Rosario Crocetta. La notizia e' emersa durante indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. I magistrati hanno accertato dell'esistenza del piano da intercettazioni fatte negli ultimi mesi. Della vicenda i pm hanno subito informato il prefetto che presiede il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica
«Non fermeranno il nostro progetto, in cui legalità e sviluppo
rappresentano un binomio indissolubile» ha affermato Rosario Crocetta,
sindaco di Gela, dopo aver appreso la notizia che la mafia stava
organizzando un attentato nei suoi confronti

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno
scoperto infatti, grazie a delle intercettazioni telefoniche, che i boss
gelesi di Cosa Nostra avevano pianificato l'omicidio del sindaco Crocetta.
Tutto era pronto per uccidere il sindaco del Pdci, da anni in prima linea
nella lotta alla mafia e l'illegalità.

Il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, ha espresso la propria solidarietà al sindaco di Gela: «Crocetta è da
tempo uno dei simboli migliori della Sicilia che vuole cambiare e la
sua gestione della città di Gela ha rappresentato un duro colpo contro gli interessi delle cosche in quel territorio».
E ancora: «L'attentato che era in preparazione contro di lui è l'ulteriore dimostrazione che provvedimenti seri nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose nelle attività pubbliche sono molto temuti dalle cosche. Fortunatamente le capacità investigative delle forze di polizia e della magistratura hanno messo in crisi tutto il
sistema di Cosa Nostra ed anche questo progetto è stato bloccato

giovedì 14 febbraio 2008

Campania, è Ganapini il nuovo assessore all'ambiente


Antonio Bassolino presidente della Regione Campania chiama il presidente di Greenpeace Italia, Walter Ganapini, come assessore all’Ambiente. Il rimpasto delle diverse cariche è avvenuto ieri sera.
La squadra vede in totale 5 “new entry”, come dire tra la creme de la creme degli esperti e cervelloni: l’economista Mariano D´Antonio, che va al Bilancio, il sociologo Domenico De Masi, docente alla Sapienza di Roma, e presidente della Fondazione Ravello (da pochi mesi nominato anche alla guida del Parco Nazionale del Cilento), che gestirà Turismo e Beni culturali, alle Politiche sociali Alfonsina De Felice, ordinario di sicurezza sociale alla Federico II di Napoli, all’Università e ricerca Nicola Mazzocca, ordinario dei sistemi di elaborazione dati alla facoltà di ingegneria dello stesso ateneo.
Ma è la figura di Ganapini a scatenare una bufera di polemiche. Le prime in seno a Greenpeace. In una nota del direttore comunicazione, Andrea Pinchera, sottolinea che il nuovo incarico di assessore regionale campano affidato a Walter Ganapini è incompatibile con quella attualmente ricoperta di presidente del movimento ambientalista.

Morto Michele Greco, il "Papa" della mafia,era all'ergastolo


È morto mercoledì in una clinica romana, dove era ricoverato da alcune settimane il boss mafioso Michele Greco, 84 anni, detto "il Papa" della mafia. Il capomafia di Ciaculli, prima del ricovero in ospedale, era detenuto a Rebibbia dove stava scontando alcuni ergastoli definitivi. Greco era una figura storica di Cosa nostra ed era ritenuto fra i mandanti di alcuni delitti eccellenti.
Greco è morto, a quanto si apprende, per un tumore ai polmoni: il 22 dicembre scorso la magistratura di sorveglianza del tribunale di Roma aveva rigettato l'istanza di differimento provvisorio della pena avanzata dai suoi legali. Greco, detto "il Papa" per la sua abilità a mediare tra le varie famiglie mafiose, si trovava in carcere a Rebibbia, nel quale stava scontando l'ergastolo al quale era stato condannato il 16 dicembre 1987, all'età di 63 anni, perché ritenuto colpevole dell'omicidio del magistrato antimafia Rocco Chinnici, delle sue due guardie del corpo e di un civile, tutti uccisi nel 1983 da un autobomba.

mercoledì 13 febbraio 2008

Mafia: arrestato assessore Calabria


Oltre 50 arresti tra Umbria e Calabria
L'assessore al Turismo della Regione Calabria Pasquale Tripodi (Udeur) e' stato arrestato in un'operazione anti mafia. L'inchiesta punta su un presunto sodalizio di tipo mafioso collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della 'ndrangheta dei Morabito - Palamara - Bruzzaniti. Tripodi e' accusato di associazione mafiosa. I carabinieri stanno eseguendo in diverse regioni italiane, in particolare in Umbria e Calabria, oltre 50 ordinanze di custodia cautelare.

Caserta, 40 arresti per mafia

I carabinieri fanno luce sul clan La Torre e sulle estorsioni ai danni dei commerciantiCoinvolti nell'inchiesta poliziotti della Stradale e della Penitenziaria



Ci sono anche agenti tra le 40 persone arrestate per associazione mafiosa dai Carabinieri di Caserta. Colpito il clan La Torre, egemone nella zona di Mondragone. Le indagini condotte dall'Arma hanno fatto luce su numerose estorsioni consumate ai danni dei commercianti della zona, sull'imposizione di videogiochi agli esercizi pubblici, sul traffico della droga e sulle dinamiche di gestione del sodalizio criminale. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato numerosa documentazione che proverebbe una sorta di "onorata previdenza" per sostenere i parenti del clan rinchiusi in carcere. Tra gli arrestati anche due agenti della Stradale di Mondragone accusati dalla procura di dissuadere gli imprenditori che avevano intenzione di denunciare il racket. Inquisito anche un agente della polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Secondigliano, in provincia di Napoli. Come i colleghi della Stradale, anche l'agente penitenziario è stato sospeso dal servizio. "Imponevano anche l'assunzione di amici del clan - spiega il comandante provinciale dei carabinieri Carmelo Burgio - perchè i commercianti sono costretti a pagare il pizzo anche in questa maniera".

martedì 12 febbraio 2008

Telejato non si ferma


Alcuni giorni fa, il direttore e volto di Telejato Pino Maniaci è stato brutalmente aggredito e picchiato con calci e pugni. L’aggressione nei confronti di Maniaci, che da anni lotta contro i poteri forti, distorti e delinquenziali e informa i telespettatori attraverso l’emittente di controinformazione e denuncia partinicese, è stata perpetrata da due giovani, tra i quali uno dei figli del boss Vito Vitale che, è stato sottoposto ad interrogatorio da parte delle forze dell’ordine. Il boss Vitale, padre del sedicenne che ha messo in atto il pestaggio, si trova agli arresti sotto regime di 41 bis dopo che una sentenza definitiva lo ha indicato come boss mafioso. L’emittente Telejato ha sempre dato informazioni e notizie in merito attraverso numerosi servizi, gli ultimi riguardanti l’abbattimento delle stalle abusive di contrada Valguarnera di proprietà della famiglia Vitale. Da qui probabilmente l’origine dell’insano gesto messo in atto dai due giovani. Pino Maniaci ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere per i numerosi colpi subiti. La prognosi dell’ospedale è stata di otto giorni ma non per questo il noto giornalista si è sottratto al suo quotidiano, seguitissimo telegiornale.Pino è andato comunque in onda, raccontando l’accaduto, con numerose ecchimosi, lividi e una vistosa contusione all’occhio. I due aggressori adesso sono indagati dalla Procura della Repubblica del tribunale dei Minori di Palermo per ingiurie, minacce e lesioni aggravate ma, mentre Vitale è stato trattenuto, le forze dell’ordine sono ancora alla ricerca dell’altro ragazzo. Su ricostruzione dello stesso Pino Maniaci, tra l’altro, il giovane Vitale ha anche tentato di strangolare il giornalista usando la sua stessa cravatta. Fatti inquietanti che non dovrebbero accadere ma che, tristemente, accadono e che hanno una forte aggravante: i presenti che hanno assistito alla vigliacca aggressione, avvenuta in piena via Di Benedetto a Partinico (strada trafficatissima), non hanno mosso un dito, né chiamato i soccorsi. Nessuno dei presenti è corso in aiuto del giornalista. Per contro in migliaia hanno aderito all’ondata di messaggi, fax, e-mail e telefonate di solidarietà e l’emittente intera, con Maniaci in testa.La coraggiosa emettente non si è lasciata fermare: Telejato in tv e su www.telejato.it continua a fare informazione chiara e limpida , in un terra dove ( a quanto pare ) ancora ci sono persone che prediligono la strada dell' omertà.

Agguato di mafia, due morti


a partinico, vicino palermo
Vittime Giuseppe e Giancarlo Riina, di 33 e 29 anni, figli di Salvatore Riina, omonimo del boss di Cosa Nostra
È un agguato di stampo mafioso quello in cui sono state uccise due persone e una terza è rimasta ferita a Partinico, un paese a 30 chilometri da Palermo. Le vittime dell'agguato sono Giuseppe e Giancarlo Riina, rispettivamente di 33 e 29 anni. I due uomini avevano una piccola impresa nel settore del movimento terra. Il padre dei Riina, Salvatore, è stato assassinato nel '98 dai capi mafia della zona, i Vitale, con cui era entrato in contrasto per ragioni di controllo delle attività illecite del territorio. L'agguato è scattato nella stessa zona dove era stato assassinato il padre, nei pressi di un bar in piazza Santa Caterina. Ieri a Partinico si era svolta una manifestazione di solidarietà nei confronti del responsabile dell'emittente televisiva Tele Jato, bersaglio di aggressioni e intimidazioni mafiose. All'iniziativa avevano partecipato il presidente dell'ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi, e il segretario dell'Unci, Guido Columba. LA DINAMICA - L'agguato è scattato poco dopo le 7 davanti al Bar «Le goloserie» nella piazza Santa Caterina omonima della chiesa che vi si affaccia a poca distanza dal luogo dove nel '98 venne ucciso Salvatore Riina, il padre delle vittime di oggi. Un cadavere si trova proprio davanti l'ingresso del bar mentre l'altro è ad una decina di metri vicino ad un' automobile. Secondo le testimonianze in piazza stamattina si trovavano pochissime persone e le uniche che potrebbero aver visto qualcosa erano nel bar. Il ferito è stato portato nell'ospedale di Partinico e le sue condizioni non sarebbero gravi. Giuseppe e Giancarlo Riina gestivano una piccola impresa edilzia e di movimento terra e avevano ottenuto appalti, non di grossa entità, anche da enti pubblici come i comuni di Partinico e Giardinello. Proprio in una villetta nel territorio di Giardinello vennero arrestati, il 5 novembre scorso, i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo insieme ad altri due capimafia. IL FERITO - L'uomo ferito, un collaboratore dei Riina, si chiama Fulvio Giordano ed è di Giardinello (Pa). Giuseppe Riina, di 37 anni, e il fratello Giancarlo, di 31, erano apena usciti da casa, in via Merla, quando è scattato l'agguato. I tre uomini hanno tentato di fuggire ma sono stati raggiunti dai colpi dei sicari che erano almeno due.

Rifiuti in Campania, il Wwf: "Un'emergenza creata ad arte"


Tra pochi giorni si apre il maxi-processosulla gestione dei rifiuti in cui Wwf sarà anche Parte civile.
Cosa è accaduto in questi 14 anni di gestione dei rifiuti in Campania, cosa ha prodotto l’emergenza che sta sconquassando la regione? Molte risposte arriveranno dal primo processo sulla gestione politica centrale e regionale dell’emergenza rifiuti in Campania. Il maxi-processo si aprirà il 14 gennaio presso il Tribunale di Napoli, 28 gli imputati tra cui i massimi responsabili delle strutture di commissariamento dei rifiuti e delle imprese che hanno gestito i rifiuti in Campania negli ultimi anni. Le imputazioni riguardano prevalentemente reati contro la Pubblica Amministrazione (dalla truffa aggravata al falso ideologico, dall’abuso d’ufficio a gravi forme di inquinamento) e la fede pubblica, una fede ancor più tradita visto che la Campania è una delle regioni che produce meno rifiuti pro-capite in Italia (nel 2005 appena 485 kg, al livello delle regioni più virtuose come Veneto, Trentino Alto Adige).«Quello di questi giorni è il frutto di una strategia dell’emergenza creata ad arte per arrivare a soluzioni estreme, quali l’incenerimento, soluzioni già "decise" in partenza perché in grado di garantire l’’affare rifiuti’ – dichiara il WWF – In questi anni abbiamo assistito ad una totale mancanza di volontà di gestire l’intero ciclo dei rifiuti secondo regole che vengono applicate con successo in molte regioni e persino nella stessa Campania, come accade nel virtuoso Comune di San Michele di Serino, in Irpinia, che ha raggiunto il 70,5% di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta. Invece in questi anni i responsabili si sono fatti affascinare da soluzioni impiantistiche pesanti, come l’incenerimento, dimenticando quante cose si possono fare prima di incenerire per arrivare alla riduzione della quantità dei rifiuti da smaltire».Ma cosa si sarebbe dovuto fare, e non si è fatto, per non trovarsi con le montagne di "monnezza" lungo le strade della Campania? Oltre alla raccolta porta a porta, che avrebbe potuto portare al riciclaggio di almeno il 60% dei materiali, sarebbe stato necessario attivare un mercato dei materiali riciclati attraverso gli acquisti pubblici (arredi urbani, etc.) e incentivare la realizzazione degli impianti di produzione di oggetti realizzati a partire da materiali riciclati. Queste iniziative previste dalla normativa nazionale ed europea, se affiancate progressivamente da provvedimenti per la prevenzione dei rifiuti avrebbe portato all’esigenza di smaltimento di quantità talmente ridotte da non costituire un problema e rendere facile la scelta tecnologica per lo smaltimento finale (discarica, incenerimento, trattamento biomeccanico, etc.). In queste condizioni di emergenza serve comunque una terapia d’urto: quella che il WWF propone per l’immediato prevede anche un forte coinvolgimento della cittadinanza, giustamente preoccupata per la salute del proprio territorio ma che non trova risposte adeguate dalla macchina amministrativa.Ecco le sei proposte da applicare in forma straordinaria e immediata da parte del Prefetto di Napoli o del Sindaco (entrambe figure responsabili della salute pubblica) che possono scongiurare il peggioramento di questa emergenza: - Da subito applicare il divieto di utilizzare materiali non riciclabili per almeno 3 mesi- Da subito il divieto di utilizzare materiali monouso per almeno 3 mesi- Da subito la divisione della parte secca-umida dei rifiuti, per utilizzare al meglio la parte organica e semplificare il recupero dei materiali- Da subito la raccolta porta a porta- Da subito in funzione gli impianti di compostaggio pronti- Da subito un piano straordinario di raccolta cartoni e imballaggi
che cosa ne pensate della proposte del WWF?

lunedì 11 febbraio 2008

MAFIA: "OLD BRIDGE", RICERCATO SI COSTITUISCE A PALERMO

Arrestato circa un'ora fa Giovanni Adelfio, 69 anni, di Palermo, non rintracciato ieri dai poliziotti durante l'imponente operazione "Old Bridge". L'uomo si e' costituito al carcere Pagliarelli. Determinante la pressione esercitata dai poliziotti della Squadra mobile nelle fasi della sua ricerca. Giovanni Adelfio viene indicato nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura Distrettuale antimafia del Tribunale di Palermo, come esponente di spicco di Cosa nostra, gestore di profitti e affari, in grado di fare pressioni sulle istituzioni e sulla pubblica amministrazione. Il tutto in concorso con personaggi del calibro di Bernardo Provenzano, Antonino Rotolo, Francesco Bonura, Salvatore Lo Piccolo, Alessandro Mannino, Vincenzo Marciano', Vincenzo Brusca, Giuseppe Sansone, Francesco Pastoia (deceduto), Nicola Mandala', Rosario Inzerillo, Tommaso Inzerillo, Francesco Inzerillo. L'arrestato viene ritenuto responsabile, tra l'altro, di avere ricoperto funzioni direttive nella famiglia mafiosa di Villagrazia di Palermo e di avere posto in essere, insieme ad altri soggetti indiziati di mafia, una serie di contatti volti alla gestione degli affari illeciti con esponenti di altre famiglie mafiose.

MAFIA: "OLD BRIDGE", RICERCATO SI COSTITUISCE A PALERMO

Arrestato circa un'ora fa Giovanni Adelfio, 69 anni, di Palermo, non rintracciato ieri dai poliziotti durante l'imponente operazione "Old Bridge". L'uomo si e' costituito al carcere Pagliarelli. Determinante la pressione esercitata dai poliziotti della Squadra mobile nelle fasi della sua ricerca. Giovanni Adelfio viene indicato nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura Distrettuale antimafia del Tribunale di Palermo, come esponente di spicco di Cosa nostra, gestore di profitti e affari, in grado di fare pressioni sulle istituzioni e sulla pubblica amministrazione. Il tutto in concorso con personaggi del calibro di Bernardo Provenzano, Antonino Rotolo, Francesco Bonura, Salvatore Lo Piccolo, Alessandro Mannino, Vincenzo Marciano', Vincenzo Brusca, Giuseppe Sansone, Francesco Pastoia (deceduto), Nicola Mandala', Rosario Inzerillo, Tommaso Inzerillo, Francesco Inzerillo. L'arrestato viene ritenuto responsabile, tra l'altro, di avere ricoperto funzioni direttive nella famiglia mafiosa di Villagrazia di Palermo e di avere posto in essere, insieme ad altri soggetti indiziati di mafia, una serie di contatti volti alla gestione degli affari illeciti con esponenti di altre famiglie mafiose.

Per Bassolino si apre la via del Parlamento


La caduta del governo Prodi e unì'imminente chiamata alle urne potrebbe velocizzare il ricambio anche del governo regionale
Che ricaduta avrà in Campania la fine del Governo Prodi? Un dato è certo: non influenzerà il voto sulla mozione di sfiducia al governatore Antonio Bassolino in programma oggi nell'aula del Centro direzionale. Bassolino, forte di un'ampia maggioranza, supererà agevolmente l'ostacolo anche se l'Udeur si sfilerà (i cinque consiglieri dovrebbero uscire prima dell'apertura del seggio). Il governatore si ritroverà comunque ad affrontare una situazione politica sfilacciata. Nel centrosinistra si sono infatti moltiplicate le voci critiche sull'operato della giunta, peraltro attualmente ridotta a dieci assessori dopo l'arresto dei due rappresentanti mastelliani Andrea Abbamonte e Luigi Nocera. Ancora ieri la Sinistra democratica gli chiesto di prendere atto «della chiusura di una fase politica» e di «aprirne una nuova che segni un cambio di passo con un ricambio dell'esecutivo », coinvolgendo «le migliori intelligenze e le migliori esperienze». Anche lo Sdi ha chiesto a Bassolino di varare una nuova squadra «che dia a tutti la certezza di un cambiamento ». Paradossalmente, il voto romano potrebbe mettere Bassolino nella condizione ideale per operare la rivoluzione invocata. Questo, naturalmente, a patto che si torni alle urne con l'attuale sistema elettorale. In questo caso, infatti, il governatore campano, in evidente calo di popolarità, potrebbe candidarsi al Parlamento nel cappello di una lista bloccata, senza doversi preoccupare delle preferenze. L'articolo 122 della Costituzione, infatti, si limita a sancire la sola incompatibilità tra la carica di presidente di Regione e l'appartenenza ad una delle due Camere. In altre parole, Bassolino non sarebbe ineleggibile, ma avrebbe sei mesi di tempo per scegliere tra le due cariche istituzionali. In caso di elezioni politiche ad aprile, insomma, il governatore potrebbe restare in sella alla Regione fino all'autunno. A questo punto, dopo lo scioglimento del Consiglio si arriverebbe alle elezioni regionali all'inizio del 2009. Insomma, Bassolino, prima di lasciare la scena campana (con la garanzia acquisita del seggio parlamentare), avrebbe a disposizione otto, nove mesi per dare il senso di una svolta. L'impegno a termine, piuttosto che trasformare il governatore in un'anatra zoppa, lo renderebbe impermeabile alle pressioni dei partiti a partire dalla scelta dei nuovi assessori. Ma se a Roma dovesse prendere corpo l'ipotesi di un nuovo Governo, l'onorevole via di fuga per l'inquilino di Palazzo Santa Lucia diventerebbe inevitabilmente più stretta.Personalmente mi auguro che il Pd decida di non candidare Antonio Bassolino al Parlamento ( credo sia una vana speranza ).Spererei anche che l' Udc non presenti Totò Cuffaro come capolista nella Regione Sicilia ( speranza per questo caso assolutamente vana dato che da solo riuscì a portare nella lista dove era presente circa un milione e mezzo di voti!!!!!!Un bel sacco di voti.....

Rifiuti, il processo resta a Napoli.No al trasferimento a Roma


Napoli non è la sede adatta per giudicare gli imputati coinvolti nell'inchiesta sulle irregolarità nel ciclo di smaltimenti dei rifiuti in Campania. Il processo deve pertanto essere trasferito al tribunale di Roma, perchè potenziali parti offese dall'emergenza ambientale potrebbero essere tutti i cittadini della regione, compresi quindi i magistrati.E', in sintesi, la richiesta sottoscritta oggi nell'aula bunker di Poggioreale da parte del collegio di difesa dei 28 imputati, una eccezione respinta, al termine di circa due ore di camera di consiglio, dal gup Marcello Piscopo.Il giorno fissato per le prime arringhe degli avvocati doveva essere l'occasione per un colpo a sorpresa, studiato da tempo a tavolino, per spostare da Napoli il procedimento, che vede imputati, tra gli altri, il governatore Antonio Bassolino e i vertici dell'Impregilo. L'avvocato Augusto De Caro ha illustrato l"eccezione che fa riferimento innanzitutto a una presunta incompatibilità funzionale dei magistrati di Napoli, e quindi dello stesso gup Piscopo a giudicare. Ciò in quanto il gup, nella ordinanza in cui ammetteva come parte civile anche singoli cittadini, aveva sostenuto che tutti i cittadini della regione possono essere considerati come danneggiati dall'inquinamento dell'ambiente. Il legale ha sottolineato che pertanto anche i magistrati napoletani possono essere considerati come danneggiati e quindi la sede competente è quella del tribunale di Roma.Nell'eccezione è stato evidenziato inoltre che tra le parti civili è stata ammessa una associazione, il Comitato Giuridico di difesa ecologica dell'Assise di Palazzo Marigliano di cui è vice presidente un magistrato del distretto di Napoli. Numerosi avvocati si sono associati alla richiesta, ma non i legali dell'Impregilo e quelli di Bassolino. Il gup Piscopo, dopo una lunga camera di consiglio, ha respinto l'eccezione scrivendo nell'ordinanza che il presunto danno "non deve essere potenziale ma concreto" e che, per quanto riguarda il Comitato giuridico, si è costituita parte civile una associazione e non una singola persona. Prossimi appuntamenti il 19, 23 e 29 febbraio, sempre nell'aula bunker del carcere di Poggioreale.

Rifiuti tossici da Venezia alla Campania, 13 anni di carcere



Amianto, solfuri, idrocarburi per migliaia di tonnellate di rifiuti tossici sono stati trattati in modo illecito a Venezia e spedite in discariche di mezza Italia, soprattutto in Campania. Per questa attivita' illegale il tribunale di Venezia ha condannato quattro persone, tra responsabili ed addetti di due societa', a poco meno di 13 anni complessivi di carcere. L'inchiesta condotta dai carabinieri del nucleo ambientale coordinati da Pm Giorgio Gava, ha riguardato l'attivita' ritenuta illecita della Nuova Esa di Marcon (Venezia) e della Servizi Costieri di Mestre (Venezia).
Il collegio presieduto da Sergio Trentanovi ha condannato Gianni Giommi, legale rappresentante della Nuova Esa, a sei anni, e, per l'attivita' della Servizi Costieri, Carlo Valle a tre anni e quattro mesi, Giuliano Gottard a due anni e tre mesi e Gianni Gardenal ad un anno e 11 mesi, pena sospesa.
I quattro sono stati condannati anche al ripristino dello stato dell'ambiente mentre a vario titolo dovranno risarcire le varie parti civili, tra comuni, enti ed associazioni, per una somma che si aggira intorno al mezzo milione di euro.
I rifiuti tossici trattati sono finiti, tra l'altro, a Bacoli (Napoli) dove dell'alluminio e' finito in una normale discarica, ad Acerra (Caserta) dove un terreno e' stato inquinato da idrocarburi; mentre a Modugno (Bari) sono finite 61 tonnellate di solfuri, a Bomarzo (Viterbo) due tonellate di rifiuti vari e a Paese (Treviso) e' stato trovato dell'amianto.

RIFIUTI: ALLARME PER VILLARICCA, PROTESTE E POLEMICHE


Proteste a Villaricca, nel napoletano, davanti al sito di Cava Riconta scelto per allocare altre 35mila tonnellate di frazione organica stabilizzata proveniente dagli impianti di combustibile da rifiuti della Campania, dopo essere stato chiuso appena nel luglio scorso. Alcune decine di manifestanti hanno presidiato l'ingresso alla discarica. Oggi il quotidiano locale "Il Mattino" riportava la segnalazione contenuta in una lettera firmata dal direttore generale del ministero dell'Ambiente, Gianfranco Mascazzini, e inviata al sindaco di Villaricca, Raffaele Topo, e all'ex concessionario per lo smaltimento Fibe per tracce di arsenico e di floruri al di sopra dei parametri di legge in una falda acquifere a 40 metri sotto Cava Riconta. "Come riconosciuto dallo stesso commissario Gianni De Gennaro la Direzione per la Qualita' della Vita del ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sta fornendo tutto il supporto tecnico, nel rispetto delle leggi, all'attivita' del Commissario per l'emergenza rifiuti in Campania", si legge in una nota inviata dal ministero. "La Direzione - continua la nota - fornisce, infatti, su precisa richiesta del commissario, la piu' totale, piena ed operosa collaborazione per tutelare l'ambiente e la salute, attivita' importante per rassicurare i cittadini e per evitare ulteriori problemi. Sorprendono alcune informazioni di stampa che confondono un atto dovuto della Direzione e richiesto dallo stesso commissario con un inesistente ostacolo.Pur comprendendo la grave e difficile situazione che gran parte degli abitanti della Campania stanno ormai vivendo sulla propria pelle da anni ritengo che il Commissario Gianni De Gennaro debba portare in tempi molto stretti a compimento il suo piano.

MAFIA: ARRESTI ITALIA-USA, DA OGGI GLI INTERROGATORI DEI FERMATI

IL GIP DI PALERMO DOVRA' DECIDERE SE CONVALIDARE LA CATTURA DEI 23 INDAGATI



Inizieranno oggi gli interrogatori dei ventitre' presunti affiliati ai boss mafiosi fermati due giorni fa a Palermo nell'abito dell'operazione antimafia 'Old Bridge' condotta tra la Sicilia e gli Stati Uniti, che ha portato in carcere complessivamente novanta persone. Il gip del Tribunale di Palermo interroghera' i fermati che devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, omicidio.

domenica 10 febbraio 2008

Campagna di adesione 2008










Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1300 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi diformazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale; e come associazione con Special Consultative Status dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc).L’adesione a Libera significa un impegno diretto nella costruzione una rete locale forte, capace di diffondere e sostenere le tematiche della legalità, del contrasto alla violenza criminale, partecipare al grande progetto sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, condividere un percorso con le molte realtà territoriali, associative, individuali che si spendono in continuamente nello scuotere la società civile dal torpore dell’oppressione mafiosa. Un piccolo contributo per un grande progetto…..Possono aderire a Libera scuole, classi, associazioni, cooperative, singoli cittadini.


CONTATTACI ALL'INDIRIZZO E-MAIL arezzo@libera.it oppure al numero 339\8642573

I cento passi verso la XIII giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie


Oltre cento iniziative per portare l'Italia verso il 15 marzo
Tra la casa di Peppino Impastato e quella del boss di Cosa Nostra Gaetano Badalamenti c'erano cento passi di distanza. Cento passi che rappresentavano l'ipocrisia di una società che fingeva di non sapere e non vedere. Da tredici anni a questa parte i cento passi rappresentano un percorso di speranza e di cambiamento che attraversando le oltre cento iniziative che vengono organizzate in tutta Italia prepara la giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Iniziative di sensibilizzazione che dalla Sardegna al Piemonte, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, toccando tutte le regioni costruiscono un percorso di affermazione della legalità e dell'impegno
Affinché nessun nome venga dimenticato, affinché nessun sacrificio sia stato vano, perché la legalità e la giustizia possano marciare insieme alla memoria.
Per ulteriori informazioni visita il blog www.memoriaeimpegno.it