mercoledì 21 maggio 2008

Commento di Don Luigi Ciotti alla foto pubblicata sullo sgombero dei rom di Ponticelli. Articolo apparso sull' Unità del 16 maggio 2008

Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l'altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora, si legge un'espressione di imbarazzo misto a rassegnazione. Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo in cui abitavate è stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino male in arnese – reti da materasso a fare da sponda – una scritta: "ferrovecchi".Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Nel nostro paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. E' un'esigenza sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti, è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. E' il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo – essendo la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene – doveva servire per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena, a un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza.Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall'insicurezza economica – che riguarda un numero sempre maggiore di persone – e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che l'insicurezza economica la vivono già tragicamente come povertà e sradicamento, e che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore. Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un'immagine. E' come se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di troppo", e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili. La logica del capro espiatorio – alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un'informazione a volte pronta a fomentare odi e paure – funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso, senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime. Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell'idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l'hanno provato sulla loro pelle.Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d'illegalità che non suscitano uguale allarme sociale perché "depenalizzate" nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta. Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità organizzata, che distolgono così l'attenzione delle forze dell'ordine e continuano più indisturbati nei loro affari. Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel "sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un'altra sicurezza è possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune.La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale. Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato d'immigrazione clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure.Un'ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po' le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda – anche per essere stati figli e nipoti di migranti – continuano a nutrire. La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s'impegnano per un mondo più giusto e più umano.

Luigi Ciotti

presidente del Gruppo Abele e di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie"

domenica 18 maggio 2008

Campi di lavoro e studio sulle terre confiscate alla ‘ndrangheta

Progetto “Campi del Sole”

Campi di lavoro e studio sulle terre confiscate alla ‘ndrangheta

BANDO DI PARTECIPAZIONE RIVOLTO AI GIOVANI DI AREZZO E PROVINCIA

Luglio 2008


L’ARCI – Comitato Territoriale Reggio Calabria - e il Consorzio “Terre del Sole” organizzano, nell’ambito del progetto “Campi del Sole”, un campo di lavoro sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta.

L’esperienza formativo/lavorativa è destinata ai ragazzi ed alle ragazze di età dai 16 ai 30 anni residenti in Toscana e darà loro la possibilità di partecipare attivamente alla vita del Consorzio “Terre del Sole”, che, nel territorio comunale di Melito Porto Salvo Contrada Placanica, gestisce appezzamenti confiscati alla ‘ndrangheta. La partecipazione attiva alla vita del Consorzio “Terra del Sole” determinerà diversi impegni nel corso della giornata. Si spazierà dal lavoro diretto sui terreni, alla partecipazione, ai laboratori ed agli incontri di educazione alla legalità democratica.

Le attività riguarderanno la sistemazione e la messa a dimora delle piantine di ortaggi, la gestione e la sistemazione dell’agrumeto, opere di recinzione del terreno.

Scheda Tecnica:

Date: 30/06/08 – 14/07/08
Luogo: contrada Placanica, Comune di Melito Porto Salvo (RC)
Unità: 16 volontari


Durante il campo di lavoro sono previsti momenti di incontro con strutture che stanno vivendo esperienze similari del Consorzio “ Terre del Sole” ed altri momenti seminariali a cui daranno il proprio contributo numerose personalità del mondo delle istituzioni, della politica, dell’economia.

Saranno organizzate anche alcune visite in luoghi simbolo della ‘ndrangheta a Reggio Calabria e nella sua provincia, che sicuramente forniranno ai ragazzi toscani interessanti spunti di riflessione sulle tematiche connesse alla legalità.

L’esperienza formativa è dedicata all’impegno del movimento calabrese in favore delle lotte per l’affermazione di diritti sociali.

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Sono previsti degli appuntamenti per la selezione dei partecipanti e incontri formativi prima della partenza per i campi. In questi momenti di formazione si affronteranno alcune tematiche di educazione alla legalità, con un’attenzione particolare alla legislazione dei beni confiscati e alcune esperienze significative del loro riutilizzo e del movimento contadino siciliano.

Lo Sportello “Banca Dati” della Regione Toscana fornirà materiale specifico, bibliografie, appendici e approfondimenti.


Il Consorzio “Terre del Sole”

Il Consorzio “Terre del Sole” è composto da sette cooperative sociali, tre di tipo A e quattro di tipo B. Queste cooperative svolgono attività sociali e in particolar modo puntano all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
Obiettivo prioritario del Consorzio “Terre del Sole” è quello di realizzare una fattoria sociale.


Obiettivi del progetto

L’obiettivo principale è diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che, possa efficacemente contrapporsi alla cultura del privilegio e del ricatto che contraddistingue i fenomeni mafiosi nel nostro Paese dimostrando che, anche in Calabria, è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla legalità e sul rispetto della persona.
Il protagonismo dei volontari contribuirà alle attività di animazione territoriale fondamentale per il potenziamento delle relazioni e della rete sul territorio.
L’obiettivo principale è quello di promuovere sviluppo associativo dell’Arci nelle comunità locali


Programma delle attività

La giornata tipo sarà suddivisa in 3 sessioni:
· Lavoro nei campi;
· Il territorio, la memoria e l’impegno;
· Animazione territoriale e socialità.


Località Melito Porto Salvo (RC)

Lavoro nei campi

Il terreno è composto complessivamente da dieci ettari di cui tre ettari destinati alla messa in dimora di ortaggi e da due ettari di agrumeto.
Il lavoro agricolo sui campi avverrà durante il mattino e consisterà nella messa a dimora di ortaggi.
Inoltre vi è la presenza di due edifici di cui una villa dove viveva la famiglia Iamonte.

Il territorio, la memoria e l’impegno

Dopo il lavoro agricolo, nel pomeriggio, con i soci della cooperativa si prevedono sessioni di studio ed informazione/formazione sui temi della lotta alla mafia e la partecipazione a laboratori ed incontri di educazione alla legalità, nei quali coniugare riflessioni teoriche e testimonianze significative di resistenza alla mafia nei vari contesti territoriali.

Incontri previsti e programmati con:

Francesco Musolino (Prefetto di Reggio Calabria); Paolo Beni (Presidente Nazionale Arci) Giuseppe Meduri ( presidente Arci Calabria), Giuseppe Fanti (presidente ARCI Comitato Territoriale di Reggio Calabria), Nuccio Quattrone (presidente Lega Coop); On. Maria Grazia Laganà in Fortugno; Avv. Giuseppe Morabito (presidente della Provincia di Reggio Calabria); Santi Giuffrè (Questore di Reggio Calabria); Alestra (Comandante Provinciale dei Carabinieri);dott. Giuseppe Iaria (Sindaco del Comune di Melito Porto Salvo); Magistrati; Docenti Universitari; Operatori Terzo Settore, (……….)Libera

Animazione territoriale e socialità

Sono previste alcune serate che vedranno impegnati i volontari nell’organizzazione della rassegna “Cinema sotto le stelle” nelle piazze principali di Melito Porto Salvo e di piccole feste nei centri giovanili del territorio, con l’obiettivo di socializzare con i giovani del luogo e con la cittadinanza in generale.
E’ prevista inoltre un’escursione con i soci del Consorzio “terre del Sole” in una delle seguenti località: Pentidattilo, Museo Nazionale della Magna Grecia, città di Reggio Calabria, città di Melito porto Salvo, comune di Scilla, comune di Bagnara Calabra, ecc.

Programmazione dei campi di lavoro

periodo
località
Attività agricole
Dal 30/06/2008 al 14/07/2008
Melito Porto Salvo
Coltivazione di ortaggi;
recinzione terreno;
sistemazione vialetti interni.




Condizioni economiche

La quota di adesione, per ogni partecipante, è di € 150, (€10 al giorno) come contributo parte per il vitto, l’alloggio, l’assicurazione contro gli infortuni e per la responsabilità civile verso terzi, la formazione e preparazione preliminare e spese varie, servizi assicurati dagli organizzatori del progetto.
Ogni singola quota, dovrà essere versata 15 giorni prima dell’inizio del campo.

Verranno richiesti contributi economici ad Enti Locali, Associazioni, Organizzazioni Sindacali, Enti vari per sostenere i costi relativi ai trasporti locali, promozione di eventi culturali, incontri con testimonial , valorizzazione del progetto e interventi logistici.
Le spese di viaggio sono a carico del singolo volontario.

La Regione Toscana rimborserà ai volontari le spese di viaggio.

Formazione e preparazione
L’Arci promuoverà prima della partenza tre momenti formativi e di conoscenza in modo che i volontari possano avere le dovute informazioni.
La presenza alle giornate di formazione previste è obbligatoria condiziona l’ammissibilità di partecipazione al campo prescelto

Le iscrizioni
Possono essere effettuate dal 9 aprile fino al 30 maggio 2008 compilando il modulo apposito allegato e inviandolo via e- mail a romizi@arci.it oppure a dpanessa@provincia.arezzo.it .

Per avere ulteriori informazioni contattare:

Francesco Romizi

Tel: 339 8642573 , mail romizi@arci.it

oppure

Donato Panessa
Servizio Politiche Sociali e Giovanili - Provincia di ArezzoTel. 0575.3998216 - Fax 0575.3998226
dpanessa@provincia.arezzo.it .







La validità dell’iscrizione è vincolata alla sottoscrizione del “patto di adesione”.