giovedì 28 febbraio 2008

«Niente casa popolare a boss e pedofili»esclusi dall'assegnazione anche estortori e falsi poveri


L'ultima sfida del sindaco di Gela, Rosario Crocetta, finito più volte nel mirino dei clan nisseni



L'aveva detto e ha mantenuto la sua promessa. All'inizio di febbraio gli inquirenti hanno sventato un piano delle cosche nissene per uccidere il primo cittadino, considerato scomodo per il suo tentativo di gestire gli appalti in maniera limpida, per la lotta al racket delle estorsioni, "colpevole" secondo i boss anche di aver licenziato la moglie di un capo mafia assunta dal Comune perché risultava «nullatenente». «Continuerò la mia battaglia» ha detto in quell'occasione Crocetta riferendosi alla sua lotta alla mafia. Promessa mantenuta: il Comune di Gela ha escluso dalla graduatoria delle case popolari mafiosi, pedofili, falsi poveri e quanti hanno precedenti per estorsione.
I DATI - L'amministrazione ha assegnato martedì 80 alloggi, tenendo fuori boss e pedofili ma non solo. Su 160 iscritti infatti sono state riscontrate una sessantina di dichiarazioni false. Una ventina di persone inoltre, tra quelle iscritte, hanno riportato condanne per le quali il Comune aveva previsto l'esclusione dal diritto della casa popolare.
GLI ESCLUSI - Dalla graduatoria sono stati depennati, oltre a quanti sono accusati di truffa, anche persone con precedenti per mafia, estorsione e reati di pedofilia. Il Comune di Gela applica questa linea non solo per l'assegnazione delle case popolari ma anche per altri interventi di tipo sociale: l'amministrazione guidata da Crocetta fa sapere infatti che a coloro che hanno precedenti per esorsione, mafia e pedofilia «non vengono concessi contributi e agevolazioni».

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