giovedì 28 febbraio 2008

Il crimine organizzato straniero


L'allargamento europeo, che presto porterà nell'Unione anche Romania e Bulgaria, seguite in futuro da Croazia e Macedonia e più in là anche dai paesi dei Balcani occidentali e dalla Turchia, crea scenari di un'Europa multietnica e multiculturale dalle mille risorse, dai confini aperti e con flussi di persone e cose. Di contro, l'apertura delle frontiere che è seguita all'accordo di Schengen, la facilitazione dei movimenti a seguito dell'entrata di alcuni paesi e dell'associazione di altri, costituiscono per le forze dell'ordine italiane un banco di prova. In particolare, il crimine organizzato stranie-ro, per la sua capacità di penetrazione, per il grado di organizzazione e per il genere di settori criminali in cui si è saputo inserire e poi affermare, costituisce una minaccia permanente. Ancor più se si pensa alle sinergie che si sono create con la criminalità locale. Dai primi flussi migratori verso il nostro paese negli anni 1970, l'immigrazione vede oggi una presenza straniera più consistente (intorno al 4%), caratterizzata da una più attiva partecipazione alla vita del nostro paese, che rispecchia la tendenza al radicamento. A questo tuttavia si affianca il fenomeno della clandestinità, uno degli ambiti in cui il crimine organizzato straniero è più attivo. Va sottolineato però che solo una percentuale di immigrati si colloca nell'ambito della criminalità e per lo più tra i clandestini. Si parla molto oggi della de-territorializzazione legata al fenomeno migratorio, perché i migranti partecipano sempre più alla vita politica, sociale ed economica del paese che li ospita e, allo stesso tempo, mantengono legami col paese d'origine e se ne sentono parte. Per questo molti paesi d'origine dei migranti tendono a promuovere collegamenti transnazionali e doppia appartenenza. Questo secondo alcuni porterebbe allo stemperarsi del concetto di diaspora stesso perché, dovunque la gente vada, porta con sé la propria cultura e società. Per quanto riguarda il crimine organizzato straniero, la questione diventa delicata: esso infatti importa anche "culture" e "forme d'azione" criminali diverse dalle nostre, tanto che le legislazioni europee si sono spesso interrogate sull'opportunità di modificare le definizioni degli atti criminali o di inserirne o reinserirne alcuni. La provenienza geografica dei vari gruppi criminali organizzati determina caratteristiche comportamentali, livello di strutturazione, ambito di specializzazione e altro. Albanesi, Rumeni, Ucraini, Nigeriani, Russi, Cinesi, hanno organizzato attività criminali nel nostro paese che vanno dal traffico di stupefacenti alla prostituzione, sfruttamento di lavoro nero, contraffazione e altro. Molte le questioni sulle quali si deve ancora riflettere, soprattutto tenendo conto del continuo e sempre più rapido mutamento che l'avanzamento tecnologico e l'aumentato movimento di informazioni, persone e cose comportano. Bisogna conoscere i gruppi criminali organizzati stranieri e saper seguire i mutamenti che subiscono. Ancora, le strategie di contrasto non possono più muoversi soltanto nell'ambito legislativo italiano, ma nella cornice più ampia dell'Unione Europea attuale e futu

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