martedì 19 febbraio 2008

'Ndrangheta, il superboss Condello.In carcere fuori dalla 'sua' Calabria

Dopo l'arresto di ieri a Reggio, il capo dei capi stamani è stato trasferitoNel covo champagne e pizzini. "Provenzano in confronto era un dilettante"




Era latitante dall'88 dopo essere stato scarcerato con una cauzione di 100 milioni di lireLe prime parole: "Non c'entro niente con queste inchieste e con la guerra di mafia



Cinque minuti prima delle 10 l'elicottero dei carabinieri Agusta Bell 412 è decollato con dentro il boss Pasquale Condello, 58 anni, catturato nella tarda serata di ieri dopo 18 anni di latitanza. "Il supremo" della 'ndrangheta è stato trasferito fuori dalla Calabria. "Non c'entro niente con queste inchieste, con la guerra di mafia e con le nove ordinanze che avete emesso nei miei confronti": sono state le prime parole che il boss indiscusso della 'ndrangheta ha detto ai carabinieri del Ros che lo hanno arrestato nel rione Pellaro, nella zona sud di Reggio Calabria. Condello è apparso in buone condizioni di salute, con baffi e capelli ingrigiti, vestito con un giubbotto nero e pantaloni grigi di marca. I carabinieri hanno avuto l'impressione di avere di fronte un vero capo di 'ndrangheta con una personalità improntata alla "correttezza" che gli deriva dal ruolo in seno alla criminalità organizzata. Gli uomini delle forze dell'ordine hanno trovato un appartamento ben arredato, con mobilio confortevole, ma non di lusso o eccessivo. C'erano generi di conforto di qualità: due bottiglie di champagne francese sul tavolo, cibo e capi d'abbigliamento griffati. "Il supremo" della 'ndrangheta, era latitante dal 1988 dopo essere stato scarcerato dietro pagamento di una cauzione di 100 milioni di lire. All'epoca il boss era stato arrestato per associazione mafiosa, ma uscì dal carcere sfruttando l'istituto, allora in vigore, della scarcerazione per cauzione. Da quel momento Condello aveva fatto perdere ogni traccia. Numerosissimi pizzini sono stati trovati dai carabinieri nell'appartamento dove si nascondeva il superboss, che utilizzava in maniera metodica il sistema della comunicazione scritta con gli affiliati per impartire ordini e dare disposizioni. "Bernardo Provenzano - ha commentato un investigatore - in confronto era un dilettante".
Già durante la fase delle indagini, gli uomini del Ros avevano intercettato alcuni di questi pizzini. Il boss utilizzava una terminologia che i carabinieri stanno cercando di decifrare nel dettaglio, associando ai soprannomi utilizzati da Condello nomi reali di persone, e ad alcune terminologie il vero significato inteso dal boss. Nell'appartamento nel rione Pellaro è stata trovata anche numerosa documentazione adesso al vaglio degli investigatori. Assieme a Condello è stato arrestato anche il proprietario dell'appartamento in cui è stato trovato il boss. Si tratta di Antonino Chillà, cugino di Salvatore Pellegrino, di 66 anni, ucciso in un agguato il 5 luglio dello scorso anno a Gioia Tauro. Pellegrino, conosciuto come "l'uomo mitra", negli anni settanta fu coinvolto in una faida che vide fronteggiarsi le famiglie dei Gioffrè con quella dei Pellegrino. In occasione del funerale di una delle vittime della faida, Pellegrino si presentò armato di una mitra facendo scappare tutti coloro che partecipavano al rito. Da qui il soprannome di "uomo mitra". Insieme a Chillà, accusato di favoreggiamento, nel blitz dei carabinieri, sono stati arrestati anche il nipote del boss, Giandomenico Condello, di 28 anni, ed il genero, Giovanni Barillà, di 30. Questi ultimi due, essendo parenti del latitante, sono accusati di procurata inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria, con l'aggravante di aver agito per agevolare attività di associazione di tipo mafioso.

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