giovedì 20 dicembre 2007

La Santa, viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta

Un’esplorazione mondiale della ‘ndrangheta, che è “come una ragnatela che avvolge il mondo con tanti fili”. Per raccontare come funziona questa architettura criminale, Ruben Oliva, giornalista e regista (già autore del documentario sulla Camorra ‘O sistema e del film Quando c’era Silvio) e Enrico Fierro, inviato dell’Unità (che ha scritto, tra gli altri, il libro E adesso ammazzateci tutti. L’omicidio Fortugno e la rivolta dei ragazzi di Locri contro la ndrangheta) hanno girato mezzo mondo.
In Colombia hanno incontrato il capo dei paramilitari Salvatore Mancuso, referente della ‘ndrangheta. Poi sono stati in Venezuela, Bolivia, Argentina (che è la centrale del transito e dello stoccaggio del narcotraffico). Sono arrivati in Europa, a Milano, dove “la ‘ndrangheta controlla tutto”, per finire nella tana del ragno: San Luca, il paesino disastrato dove apparentemente non c’è nulla e che invece è il cuore della rete. Tutto quel viaggio è poi finito in un un documentario, e in un libro in cui hanno scritto i retroscena dell’inchiesta. Si chiama La Santa. Viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta.
Abbiamo intervistato gli autori.

Nella presentazione del vostro lavoro scrivete “mentre la camorra si sgretola in una guerra infinita e Cosa nostra tenta di riorganizzarsi, esiste una mafia che non ha perso il suo potere”. Cosa ha di diverso la ‘ndrangheta?
Innanzitutto la potenza economica: la ‘ndrangheta in Italia controlla il 3,5 del pil, tra i 36 e i 50 miliardi di euro. Poi la struttura organizzativa orizzontale: non c’è una persona a dirigere, ma una camera di composizione delle diverse famiglie. E la famiglia di ‘ndrangheta spesso coincide con la famiglia di sangue: di 800 collaboratori di giustizia solo 87 oggi sono legati alla ‘ndrangheta e sono tutti di livello medio-basso. Non si denuncia un familiare. E poi bisogna bisogna dire che la ‘ndrangheta ha una capacità di gestire il monopolio della droga più richiesta dal mercato, la cocaina. Basti pensare che Cosa nostra, per garantire che i carichi di cocaina arrivino in Sicilia, chiede il suo aiuto, perché difficilmente un carico della ‘ndrangheta va perduto. Un’altra caratteristica è che la ‘ndrangheta cammina sott’acqua, raramente ad esempio, se ne scoprono le speculazioni edilizie. A meno che non sia costretta, non compie atti eclatanti. Cosa nostra negli anni ‘90 ha oltrepassato il segno con la strategia stragista: ha attaccato direttamente lo Stato e ne ha anche subito la controffensiva. La ‘ndrangheta ha pensato agli affari.

C’è molta differenza tra il modo di operare della ‘ndrangheta e quello della camorra?
La camorra oggi è solo criminalità diffusa, predatoria, ha perso una struttura che possa competere. La ‘ndrangheta quando mette su un’attività non è una copertura e basta, non è solo riciclaggio di denaro: la fanno fruttare. Sono ottimi imprenditori e sanno capire gli scenari geopolitici.
I napoletani comprano cocaina e eroina dalla ‘ndrangheta e la spacciano, ma non la movimentano a livello mondiale: è una mafia di serie b, che ha meno rapporti con la politica e non è più in grado di condizionarla. In Calabria almeno quattro consiglieri regionali sono inquisiti per collusione e a Reggio Calabria il consigliere comunale più votato è in galera per voto di scambio. E non facciamo nomi ma tra qualche settimana qualche grosso nome della politica calabrese e nazionale verrà inquisito per lo lo stesso motivo.

La’ndrangheta arriva ovunque?
È un cancro calabrese, italiano ed europeo. Calabrese soprattutto se è vero che il 18% della ricchezza prodotta in Calabria è d’origine criminale. Ma non si può dire che il condizionamento resti limitato alla Calabria. A Roma Salvatore Mancuso stava per comprare palazzo Del Drago, proprietà del Vaticano. La trattativa era in stadio molto avanzato ed è stato fermato giusto in tempo.
Ci sono intercettazioni telefoniche che dimostrano che alla caduta del muro di Berlino referenti delle famiglie mafiose correvano nei Paesi dell’est con un solo ordine: acquistare qualunque cosa fosse acquistabile, pronti nel momento in cui si disfacevano economie. Relazioni dei servizi segreti tedeschi dicono che ben prima della strage di Duisburg la ‘ndrangheta aveva acquistato azioni della Gazprom. Si è detto che quest’estate a Duisburg era la prima volta che la ‘ndrangheta colpiva all’estero, ma non è così. L’Australia ha avuto un solo omicidio politico: un leader che si opponeva al traffico di droga. Fu ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1979. Tanto per dirne uno.

All’estero la lotta alle mafie è più efficace rispettoa quanto accade in Italia?
No, all’estero la mafia italiana è stata presa sotto gamba, pensavano fossero quattro pezzenti, se ne credevano immuni. E all’estero hanno meno strumenti che da noi per fronteggiare questa realtà. In Germania non è possibile sequestrare la proprietà di un mafioso, in Olanda non si può intercettare.

Come cambia la ‘Ndrangheta nel tempo?
Gli investigatori dicono che entro vent’anni, ma forse anche meno, la ‘ndrangheta non avrà più bisogno di fare affari sporchi perché li sta tramutando in legali, è come un doppio binario del capitalismo. L’Italia sbaglia a leggere la mafia ancora con un occhio che guarda al folklore, che la vede fatta di pastori arretrati. Non è cosi. Molte famiglie, anche dei luoghi più arretrati, hanno già figliato una nuova generazione che mescola criminalità di vecchio stampo con nuove professioni. In una famiglia nascono più figli maschi? Uno o due si occuperanno della gestione criminale della famiglia, gli altri diventeranno professionisti: è la “borghesia mafiosa”di cui parlano i sociologi, in Calabria c’è già e questa è una differenza sostanziale con le altre mafie.

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi è sembrato un ottimo film-documentario: peccato che non abbia avuto la visibilità che meritava