lunedì 5 novembre 2007




PALERMO - I boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono stati arrestati a Carini. Irruzione della polizia in una villa di Carini, nel Palermitano, durante un vertice dei capimafia. Catturati anche i latitanti Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Per gli inquirenti, Salvatore Lo Piccolo, 65 anni, era il nuovo capo di Cosa Nostra, leadership condivisa con Matteo Messina Denaro. Recuperati alcuni 'pizzini' del boss, che e' stato tradito da uno dei fedelissimi.




L'ASCESA 'SILENZIOSA' DI TOTUCCIO - Per gli investigatori e' il nuovo capo di Cosa Nostra. Ma la carriera di Salvatore Lo Piccolo, 65 anni, si e' conclusa in carcere come quella del suo predecessore Bernardo Provenzano. Il padrino, arrestato oggi dalla polizia, era latitante dal 1983; il figlio Sandro, 32 anni, catturato nello stesso blitz, era invece ricercato da sette anni dopo una condanna all'ergastolo. Per i non addetti ai lavori il nome non dice nulla, ma il voluto anonimato del buon ''Totuccio'' Lo Piccolo nasconde il cuore e la furbizia del vero capo. Il borsino di Cosa nostra lo colloca in cima alla scala, sullo stesso gradino di Matteo Messina Denaro, il boss trapanese in lotta con Lo Piccolo per la leadership dell'organizzazione. ''Totuccio'' ha navigato a vista flirtando con successo coi corleonesi di Toto' Riina, senza mai esporsi del tutto. Gia' condannato all'ergastolo, ha eliminato parecchia gente e ha fatto ricchi traffici con la cocaina e con gli appalti pubblici.

E' in contatto con i ''cugini'' d'America, con i quali ha avviato affari oltreoceano, ed ha messo le mani sul fiorente mercato del pizzo alle imprese del mandamento mafioso di San Lorenzo, che costituisce una delle articolazioni piu' vaste dell'organizzazione mafiosa. Il territorio dei Lo Piccolo comprende non solo la parte nord-occidentale della zona metropolitana di Palermo, ma anche le famiglie dei comuni di Capaci, Isola delle Femmine, Carini, Villagrazia di Carini, Sferracavallo e Partanna-Mondello. Dopo la cattura del capomafia trapanese Vincenzo Virga, Lo Piccolo ha esteso la sua influenza anche ad alcune zone della provincia di Trapani. Sandro e Salvatore Lo Piccolo restano pero' i ''padroni'' dello Zen, una vasta zona a residenza popolare alla periferia della citta', inesauribile serbatoio di manodopera e formidabile nascondiglio per ogni genere di necessita'. ''Totuccio'' ha iniziato la sua scalata al vertice dell'organizzazione dopo essersi messo sotto l'ala protettrice di Bernardo Provenzano, con il quale aveva costanti rapporti personali ed epistolari attraverso i famigerati ''pizzini''.

Col tempo e con una regia accorta di alleanze ha consegnato al vecchio padrino corleonese mezza citta'. Gli ha offerto un braccio armato di cui era sprovvisto. Ne ha ricevuto in cambio un via libera incondizionato alla sua ascesa ''silenziosa''. La storia del clan Lo Piccolo e' relativamente recente: punta al controllo degli appalti, a partire dalla realizzazione degli svincoli autostradali, estorsioni e guardianie. Ma anche attraverso l'esazione sistematica di una quota sociale per le utenze elettriche: 15 euro per non avere problemi e tenere le lampadine accese nei cubi di cemento con i muri in cartongesso dello Zen2. Con l'incoronazione che li ha fatti padrini, i Lo Piccolo hanno avviato una vera e propria campagna di reclutamento, annettendosi anche un pezzo della vecchia mafia di San Lorenzo e Tommaso Natale: due mandamenti che sono da sempre un termometro sensibile di cio' che accade all'interno dell'organizzazione. La tregua e' rotta di rado. E l'atmosfera che i boss impongono e' quella di una calma piatta che tiene lontani guai e curiosita'. Cosi' come ha insegnato loro Bernardo Provenzano. Mezza imprenditoria che ha messo radici da quelle parti e' stata coinvolta in indagini antimafia: per collusioni e intimidazioni. Cosi' anche l'elenco dei fiancheggiatori dei Lo Piccolo, degli amici, degli indifferenti e' lunghissimo. Con una costante ricorrente. Nei racconti dei pentiti, padre e figlio sono sempre da qualche parte dello Zen: visibili a tutti meno che ai segugi dell'antimafia. Visibili e mobilissimi.

L'ultimo collaboratore di giustizia, Francesco Campanella, esponente politico di Villabate, cittadina alle porte di Palermo, racconta che in un bar Totucccio Lo Piccolo avrebbe incontrato Bernardo Provenzano. In un altro interrogatorio, sempre Campanella, conferma quel che gia' era noto: l'asse di ferro che lo lega a Matteo Messina Denaro, il principe del Trapanese. Un patto cementato ancora una volta durante un incontro ravvicinato. Una stretta di mano tra i due boss destinati, ciascuno a suo modo, a un futuro da re nell'era dei postcorleonesi. Ma anche il nuovo capo di Cosa Nostra e' finito in cella, mentre il cerchio attorno a Messina Denaro si stringe ogni giorno di piu'.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora una volta le forze dell' ordine hanno prevalso,nonostante le poche risorse la lotta alla mafia sta continuando e sta portando ad ottimi risultati...4 pericolosi latitanti sono stati consegnati alla giustizia e con gli arresti di ieri la mafia palermitana ha subito un durissimo colpo...speriamo che il prossimo: Mattia Messina Denaro segua presto i Lo Piccolo nel carcere di Opera....

Anonimo ha detto...

sì è davvero importante la lotta alla mafia che stanno conducendo le forze dell'ordine. ma senza un valido appoggio da parte della società civile, questa lotta non ha senso e non riuscirà a essere vincente. è stato bello, anzi bellissimo vedere ragazze e ragazzi che festaeggiavano sotto alla questura di palermo quando i due mafiosi arrivavano con la polizia. bello vedere al vera sicilia. quella che lotta contro la mafia.. quella che crede in un mondo senza oppressioni.

Anonimo ha detto...

Hai ragione massimo....è importantissimo il coinvolgimento della popolazione civile,è per questo che faccio parte di Libera,noi tutti dobbiamo risvegliare le coscienze delle persone,molte magari credono che la mafia sia un problema lontano,la mafia è un problema di tutti....grazie per aver lasciato un post nel nostro blog.