sabato 1 marzo 2008
Duisburg, individuato l'altro killer.Traffico di coca Perù-Calabria
La lotta alla 'ndrangheta: Giuseppe Nirta è latitanteArresti fra Montecatini e Lima, individuato deposito di coca
Ha un nome il secondo killer della strage di Duisburg. Si tratta di Giuseppe Nirta, cognato di Giovanni Strangio, già ricercato da mesi proprio per l'agguato di ferragosto davanti al ristorante "Da Bruno". L'uomo è stato individuato grazie alle impronte digitali rilevate in un'abitazione di Duesseldorf, affittata dal commando prima di eseguire la strage. A rivelarlo è stato il settimanale "Focus", secondo il quale la polizia belga aveva anche rintracciato fin dallo scorso ottobre in Belgio la Renault Clio nera usata dagli assassini per fuggire dopo il massacro. La segnalazione era arrivata da un cittadino di Gand, che aveva notato l'auto sospetta e con le chiavi ancora inserite nel cruscotto. Secondo la ricostruzione delle forze di polizia, dopo l'agguato costata la vita a 6 persone tutte originarie della Locride e legate al clan Vottari-Pelle, i killer delle famiglie Nirta-Strangio avrebbero attraversato la frontiera belga, per poi rientrare molto probabilmente in Italia. Il procuratore di Duisburg, Detlef Nowotsch ha confermato che nell'auto sono state rinvenute "numerose tracce", ma non ha voluto aggiungere particolari. Secondo alcune fonti, sul sedile accanto al posto di guida della Clio sarebbero state rinvenute tracce di Dna che non appartengono a Strangio e che devono dunque essere attribuite al suo complice. Le autorità ritengono che si tratti del cognato di Strangio, Giuseppe Nirta, ricercato con un mandato di cattura internazionale. Gli inquirenti si dicono anche convinti che le tracce di dna rinvenute nella Renault nera usata per la fuga appartengono proprio a Nirta, come quelle reperite nell'abitazione di Duesseldorf. Gli inquirenti tedeschi hanno presentato una richiesta di rogatoria per poter confrontare il Dna ritrovato con quello dei familiari di Giuseppe Nirta. Che la faida di San Luca non fosse determinata solo da dissapori tra famiglie mafiose rivali è da tempo più di un semplice sospetto. Di recente tuttavia si va consolidando l'idea che la guerra di 'ndrangheta abbia come ragione fondamentale il controllo di interessi criminali in Germania. Primi tra tutti il riciclaggio e il traffico internazionale di droga.
A dimostrare che i clan dell'Aspromonte siano impegnati nel narcotraffico c'è anche l'operazione portata a compimento nei giorni scorsi dagli uomini della Questura di Reggio Calabria. La Polizia ha arrestato a Montecatini Terme (Pistoia) due persone, accusate di essere affiliate ad una cosca della Locride, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Altri tre arresti, nell'ambito della stessa operazione, condotta dalla sezione antidroga della Squadra mobile di Reggio Calabria, sono stati fatti a Lima, in Perù. L'operazione, fatta in collaborazione con la Polizia peruviana, ha consentito di bloccare l'importazione in Italia di 40 chilogrammi di cocaina. La droga, che è stata sequestrata, era in possesso dei tre corrieri stranieri bloccati nei pressi dell'aeroporto di Lima. Le due persone arrestate a Montecatini sarebbero affiliate alla cosca della 'ndrangheta Sergi-Marando-Trimboli di Platì, particolarmente attiva nel traffico internazionale di cocaina. Secondo quanto appreso, la polizia, a Montecatini, ha sequestrato anche sette chilogrammi di cocaina e 40 mila euro in contanti. L'operazione, denominata "Zappa 3" è stata coordinata dalla distrettuale antimafia di Reggio Calabria e portata a termine dalle questure di Pistoia e Reggio Calabria. Nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno preso parte il questore Santi Giuffrè, il capo della mobile Renato Cortese e della narcotici Diego Trotta, è stato spiegato che una villetta di Montecatini Terme sarebbe stata utilizzata come deposito della cocaina. Le due persone arrestate a Pistoia sono Franco Biagini, sorvegliato speciale, e Franco Pellegrini, anch'egli con precedenti penali. Entrambi toscani. In Perù sono finiti in manette i corrieri Ondrej Kelemen, di nazionalità ceca, Sarda Dalloeshingh, olandese, e Jorge Daniel Acosta Reyes, uruguaiano.
venerdì 29 febbraio 2008
Camorra, fanghi industriali nei campi, 1 arresto e 6 indagati
L'operazione, condotta dai militari del Reparto operativo per la tutela dell'ambiente (Noe) di Aversa ha portato all'arresto di Giorgio Marano, ritenuto affiliato al "clan dei casalesi", che opera nella provincia di Caserta, mentre altri sei persone risultano indagate.
Gli illeciti denunciati dagli investigatori riguardano lo smaltimento di 8000 tonnellate di rifiuti, che sarebbe avvenuto nel 2005, e un guadagno illecito di circa 400.000 euro, riferisce una nota del Noe.
Il gip di Napoli ha disposto anche "il sequestro di tre vasti appezzamenti di terreno agricolo nella provincia di Caserta, dei locali in uso a una società di trasporti con tutti gli automezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti e di un grosso impianto di compostaggio", prosegue la nota.
Secondo una fonte investigativa, "i fanghi di origine industriale provenivano da diverse aziende del nord, anche del polo chimico di Porto Marghera", vicino a Venezia.
I reati ipotizzati sono di concorso in attività organizzata per traffico illecito di rifiuti e truffa aggravata.
Governatore Bassolino e altri 27 rinviati a giudizio
Rifiuti, la miniera d´oro dei Casalesi
EMERGENZA RIFIUTI E' FONTE DI REDDITO PER LA CAMORRA
"Disimballiamoci!"Contro i rifiuti le buone pratiche che partono dal basso
Basta con gli sprechi inutili e i buoni proposti è possibile iniziare, adesso, a diminuire i rifiuti, influenzando il mercato con acquisti consapevoli, meno impattanti, che incidono meno nei bilanci degli acquirenti e della collettività. La vergognosa situazione di Napoli, l’emergenza rifiuti che oggi colpisce la regione Campania ma che è latente in molte realtà della penisola prova tutte a comportamenti virtuosi . Le scelte sempre rimandate di una politica di smaltimento e contenimento dei rifiuti che si sta rivelando un boomerang per il nostro paese. Per cercare di educare ad una cultura nuova rispetto alla gestione dei rifiuti in tutte le piazze italiane, il 1 marzo, Legambiente lancia una campagna di sensibilizzazione attiva e concreta chiamando i cittadini a realizzare buone pratiche per lo smaltimento dei rifiuti e la loro diminuzione. Sabato, dunque, i volontari dell’associazione si concentreranno fuori ai supermercati a caccia di imballaggi inutili, incontreranno le persone davanti ai centri commerciali per orientarle verso l'acquisto di prodotti che tengono in conto della salute del Pianeta. Alla fine della giornata dopo l'opportuna separazione degli imballaggi inutili verrà spedito il tutto al circuito virtuoso della raccolta differenziata per il successivo riciclaggio.Lo stile di vita adottato e il modello produttivo nei paesi industrializzati produce montagne di rifiuti per le quali è sempre più complicato trovare una sistemazione. Un problema planetario dai costi ambientali altissimi che possono essere abbattuti significativamente applicando la politica delle 4R - Riduzione, Riutilizzo, Riciclaggio, Recupero di energia - snodo fondamentale della strategia sulla gestione dei rifiuti della Comunità Europea. La riduzione della produzione dei rifiuti a monte resta la prima e fondamentale questione da affrontare. In Italia ancora è stato fatto troppo poco in questo senso, tra il 2003 e il 2006 secondo i dati di Apat e Osservatorio nazionale sui rifiuti la produzione nei centri urbani in Italia è aumentata dell'8,3%. “Tutti i cittadini, nel loro piccolo, possono concorrere- afferma ancora Legambiente - ad invertire la tendenza”. Quando si porta a casa la spesa basterebbe pensare quante sono le cose che dalla busta del supermercato vanno direttamente nella pattumiera? La scatola di cartone del dentifricio, il cartone che tiene insieme le tre lattine di pelati, il polistirolo e la plastica in cui confezionano frutta, verdura, formaggi e la lista potrebbe essere lunghissima. Si tratta di migliaia di tonnellate di rifiuti inutili che si potrebbero risparmiare. mpagna davanti ai Supermercati
Storia,denominazione e regolamenti della ndrangheta
Fin dalle sue origini la ‘ndrangheta presenta una organizzazione fondata prevalentemente su base territoriale. Contrariamente a ciò che è avvenuto per gli altri consessi delittuosi, per la ‘ndrangheta – durante varie operazioni di polizia – sono stati rinvenuti e sequestrati numerosi documenti che ne delineano la struttura organizzativa e le norme comportamentali, che sono ancora allo studio degli esperti. Tuttavia unanimi sono i consensi sul fatto che essa non manifesta una struttura unitaria, ma un insieme di associazioni indipendenti l’una dall’altra e aventi competenza su una determinata parte di territorio. Dette associazioni sono denominate cosche e fibbie o ndrine. In seno a una tradizione che alcuni studiosi fanno risalire al secolo scorso, la ‘ndrangheta viene rappresentata allegoricamente da un albero detto "albero della scienza" dove ogni parte del vegetale corrisponde a una parte dell’organizzazione criminale. Così al fusto che rappresenta la parte fondamentale dell’albero corrisponderà il capo cosca o ndrina che è la mente dell’associazione e che impartisce ordini e direttive ai suoi sottoposti sui quali ha potere di vita e di morte. Al rifusto corrisponderà il vice-capo a cui sono affidati i compiti primari di collaborare con il capo e di curare l’amministrazione del patrimonio della società. Ai rami corrisponderanno gli ‘ndranghetisti ormai con svariati anni di attività alle spalle che sono anziani del "mestiere" e che si suddividono sulla base dello specifico settore nel quale operano nelle tre categorie: di sgarro, di sangue, di seta. Si avranno coloro i quali hanno come compito primario quello di riscuotere le tangenti che saranno denominati ‘ndranghetisti di sgarro poiché non accetteranno nessuna replica e dovranno solo pretendere la riscossione del pizzo.Vi saranno - poi - quelli, con funzioni di organizzazione di spedizioni punitive e di gruppi di fuoco nonché della commissione di reati mediante violenza sulle persone e sulle cose, che saranno chiamati ‘ndranghetisti di sangue. Quindi si avranno gli ‘ndranghetisti di seta che saranno coloro ai quali è affidato il delicato compito di condurre trattative, stipulare contratti e avere rapporti con le altre organizzazioni e con l’esterno. Costoro dovranno perciò distinguersi per i modi raffinati e diplomatici, paragonabili, per l’ appunto, al tessuto delicato per antonomasia cioè alla seta. Continuando con le parti dell’albero: ai ramoscelli corrisponderanno coloro i quali sono stati reclutati da poco tempo e, benchè già "picciotti", sono ancora inesperti, deboli, in via di formazione e abbisognevoli di essere seguiti dai più anziani rami. Ai fiori saranno assimilati i giovani d’onore ovvero coloro che aspirano a diventare picciotti. Alle foglie corrispondono gli infami. Infatti coloro che tradiranno l’organizzazione saranno uccisi e quindi faranno la stessa fine delle foglie dell’albero che una volta staccate dai rami non hanno più vita. Alla linfa, invece, sarà assimilata l’omertà. Quest’ultima invero costituisce la vita dell’organizzazione allo stesso modo in cui la prima rappresenta l’alimento fondamentale per il vegetale. Alla base dell’albero viene posta una tomba che rappresenta "l’alloggio" per le foglie ossia per coloro i quali non hanno rispettato il vincolo di omertà imposto dall’associazione.Ricerche recenti hanno consentito di stabilire inoltre che, durante l’alleanza con la nuova camorra organizzata, la ‘ndrangheta -detta anche "santa violenta"- mutuando da quest’ultimo consesso la struttura, era organizzativamente delineata su: un capo santista con compiti di direzione, coordinamento e controllo, poteri decisionali di vita e di morte sui sottoposti, decisioni ultime sugli omicidi eccellenti; un sottocapo santista a destra con funzioni di collaborazione assoluta nei confronti del capo; un mastro di controllo a sinistra con compiti di cura e controllo dell’amministrazione del patrimonio dell’organizzazione; un gruppo armato distaccato in retroguardia, con funzioni di scorta e di esecuzione delle azioni di fuoco e comunque dei reati di violenza.Queste notizie sono state attinte dal codice sequestrato al boss della ‘ndrangheta Giuseppe Chilà rinvenuto nel covo presso il quale lo stesso Chilà, alleato con la nuova camorra organizzata, venne catturato nel 1987.La ‘ndrangheta, dalle risultanze dei documenti, all’epoca era denominata "santa violenta" e mutuava il sistema organizzativo in parte dalla n.c.o..All’inizio degli anni ’90 la ‘ndrangheta era costituita principalmente da due "correnti": una della pianura e una della montagna. Esse avevano un organigramma articolato con molta probabilità nel seguente modo.La prima si estendeva nel territorio di Gioia Tauro, la seconda in quello di Platì. Per entrambe vi erano le cosche, i locali, le ‘ndrine, la società maggiore e la società minore. La società maggiore comprendeva due gradi uno dei capi e dei mastri, l’altro dei fiori o dei doti. Essa era articolata su un "capo locale" e un "capo società" che avevano rispettivamente compiti di direzione e di coordinamento di tutta l’attività delittuosa e di principale collaboratore del capo. Tutti gli appartenenti alla società dovevano rispetto assoluto al capo che a sua volta aveva potere di vita e di morte su ognuno.Vi era poi il "mastro di buon ordine" che era una specie di giudice conciliatore e interveniva ogni qualvolta si presentava all’interno della società un dissidio o una controversia. Il suo compito era per l’appunto quello di far riconciliare i litiganti, senza traumi. Quindi vi era un "amministratore" che curava la contabilità, le entrate e le uscite, i sussidi e il sostentamento alle famiglie dei carcerati. Poi vi era il "mastro di giornata" che si identificava nel capo che a turno aveva il compito di disciplinare l’andamento della società nella giornata, di riferire ai superiori le novità quotidiane e di costituire il punto di riferimento per eventuali difficoltà dei sottoposti. Immediatamente dopo vi era il secondo grado della società che comprendeva i livelli ai quali potevano accedere soltanto i "capi-doti o fiori" e che erano denominati "primi livelli", poi vi erano i cosiddetti "trequartini" che potevano conoscere i tre quarti delle vicende della società. A costoro in sostanza era vietato un accesso completo ai dati sociali ed era a loro permesso di conoscere certe questioni, le più semplici, e non altre più delicate e complesse. Una figura particolare era quella del "vangelista" che aveva il compito di custodire gelosamente il "vangelo" che -come è stato detto- era il codice della ‘ndrangheta e veniva usato nelle cerimonie di iniziazione e di promozione delle quali comprendeva le formule rituali. Questo era un uomo di tutto rispetto e rigorosamente fedele all’organizzazione, anche se non ancora di grado elevato.Vi era quindi il "santista" che aveva il compito di filtrare le richieste di reclutamento e di assumere dettagliate informazioni sulla provenienza e sulla condotta degli aspiranti. Infine vi erano gli "’ndranghetisti di sgarro" e gli "’ngranghetisti semplici". Gli uni rappresentavano il primo anello della struttura operativa ed erano a capo di un gruppo di fuoco che aveva compiti di esecuzioni eccellenti all’interno e all’esterno dell’organizzazione. Gli altri erano al primo gradino della scala gerarchica della società maggiore e avevano svariati e numerosi compiti nell’ambito operativo. Per la "società minore" l’articolazione era più semplice e comprendeva cinque gradini. Tre con funzioni intermedie e due con compiti esecutivi. Vi era il "capo giovane" che impartiva ordini e direttive ai suoi sottoposti e ne riferiva i risultati al mastro di giornata. Era coadiuvato dal "puntaiolo" che aveva funzioni di vice e di guardaspalle anche perchè si era distinto precedentemente per le sue qualità in azioni di fuoco e di violenza. Poi vi era il "picciotto di giornata" che era il membro della società a cui veniva affidato un determinato incarico che doveva portare a termine nell’arco della giornata. Nell’ambito dell’attività esecutiva erano compresi i "picciotti di sgarro" e i "picciotti lisci". I primi erano coloro i quali si erano distinti vincendo una lite con persone che volevano ostacolare la società. I secondi, detti anche "uccelli di primo volo", sono giovani da poco reclutati che cominciano la formazione criminale.ReclutamentoIl reclutamento avviene, come visto per le altre organizzazioni, secondo un rituale prestabilito e più rigido di quelli gia descritti; rituale che viene ripetuto per ogni "promozione" e che ha inizio con il "battesimo", che può avvenire dall’età di 14 anni. Con tale rito l’aspirante entra a far parte della ‘ndrangheta con l’appellativo di "picciotto". Il battesimo, così denominato perché come con il battesimo nella religione cristiana il bimbo entra a far parte della Chiesa, parimenti l’aspirante diventa parte dell’organizzazione criminale, sarà celebrato in un posto isolato – preferibilmente una caverna in montagna – alla presenza del numero minimo di cinque picciotti più il celebrante che sarà uno ‘ndranghetista anziano. Il rito inizia con le domande del celebrante sulla possibilità di dar luogo alla cerimonia. Ottenuta risposta positiva l’anziano, con "il Vangelo" in mano, ammonisce i presenti sull’importanza del rito e intima loro di assumere la posizione prevista con le braccia conserte. Il cosiddetto Vangelo non è quello usato per le celebrazioni cristiane nella Chiesa cattolica, ma è un libro dove sono scritte le regole e i rituali dell’organizzazione criminale. Quindi pronuncia le prescritte frasi: "Battezzo questo locale santo, sacro e inviolabile nella stessa maniera nella quale lo hanno battezzato i nostri avi dai quali noi discendiamo i cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso, e se un tempo questo luogo era un posto comune da questo momento diventerà un luogo santo, sacro e inviolabile. Se qualcuno non lo riconoscerà come tale ne pagherà le conseguenze con cinque zaccagnate nella spina dorsale come è scritto sulla regola sociale."Al termine di questa locuzione l’aspirante verrà sottoposto a delle prove che serviranno a mostrare agli astanti il suo coraggio. In alcune zone della Calabria la prova consiste nel procurarsi una ferita da taglio con un pugnale sul palmo della mano sinistra che costituirà in futuro un segno di riconoscimento. Parimenti saranno segno distintivo i cinque nomi che verranno imposti al neofita. La cerimonia si ripeterà ogni volta in un luogo diverso per le future promozioni fino a quella a ‘ndranghetista anziano e, in tale occasione, la celebrazione sarà presieduta dal più anziano degli appartenenti all’organizzazione o dal capo in persona. In ogni circostanza il promovendo dovrà dare prova del proprio coraggio, della propria fedeltà all’organizzazione e della propria devozione nei confronti del capo e della società tutta. Oltre al battesimo vi sono altri riti sempre caratterizzati da analogie con quelli della chiesa cattolica e dalla sovente ricorrenza di croci, immagini di santi e preghiere. Una regola che si osserva in ogni rituale pare che sia quella secondo la quale l’aspirante debba sempre conoscere i gradi inferiori al suo ma non quelli superiori, nel senso che esso può avere rapporti con i sottoposti, ma non con i sovraordinati dai quali riverà soltanto ordini. Sembra che questo uso riporti al significato dell’obbedienza che oltre alla fedeltà, all’omertà e al coraggio, è elemento caratterizzante ogni organizzazione criminale. Una cerimonia particolare – è stato scoperto – si avrà in occasione della promozione a ‘ndranghetista anziano. In questa circostanza fermi restando i luoghi e il celebrante che sarà impersonato dal capo o dal vice, il rituale sarà diverso. Il neofita, dopo la pronuncia di una preghiera purificatrice, porgerà la mano sinistra al celebrante con il dorso verso terra. Questo gli afferrerà il polso prima e il dito pollice dopo, quindi inciderà la faccia del dito, con la punta di un pugnale, in modo tale da disegnare due croci. Il sangue che gocciolerà verrà raccolto in un bicchiere. Poi il celebrante brucerà una immaginetta di San Michele Arcangelo e ne raccoglierà la cenere in un altro bicchiere. Questa cenere verrà quindi sparsa sulla ferita procurata prima al neo ‘ndranghetista anziano che abbraccerà e bacerà per due volte tutti gli astanti e, per quattro volte, il celebrante.Regole di condottaNumerosi sono stati i codici sequestrati e/o rinvenuti nei covi della ‘ndrangheta. Ragione per la quale vi è eterogeneità di vedute sulle norme di vita della ‘ndrangheta. Il primo venne trovato in San Luca (RC) dal maresciallo dei carabinieri Giuseppe Delfino, detto "massaru Peppe" e comandante della Stazione Carabinieri di Platì, in occasione della cattura di un latitante in una caverna di montagna. Gli altri quindici (circa) negli anni a venire fino ai nostri giorni sono stati sequestrati o rinvenuti, nel corso di operazioni di polizia, dalle forze dell’ordine in svariate zone della Calabria. Dallo studio di detti documenti sono emersi alcuni caratteri che di seguito verranno descritti e che distinguono il consesso crimonale di cui si scrive dagli altri. La differenza fondamentale tra la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali sino ad ora esaminate consiste nel fatto che in seno ad essa assume determinante rilievo la zona geografica dove la cosca o la ‘ndrina opera. Infatti se per la mafia e la camorra i luoghi geograficamente intesi erano un elemento di minima differenziazione esistendo delle regole unitarie comuni a tutti, per la ‘ndrangheta essi rappresentano il fondamento dell'organizzazione. Il vincolo di sangue è il solo legame che unisce gli appartenti alla ‘ndrangheta. I valori e le tradizioni della famiglia intesa nel senso comune del termine sono i capisaldi del consesso e la donna ne è la naturale depositaria. Il suo ruolo assume una fondamentale importanza nei molteplici campi dell’organizzazione.Alla donna sono devoluti nei casi più delicati la funzione di fornire il supporto logistico e il compito di curare i rapporti coi latitanti. Lei raggiunge il suo massimo grado in seno alla ‘ndrangheta con la denominazione di "sorella di omertà" che sta a significare appunto il legame familiare tra la donna e il consesso stesso che non ammette tradimenti nell’obbligato e assoluto silenzio sui fatti interni ed esterni della organizzazione. L’unica deroga a tale regola è la "faida" che consiste in un contrasto all'ultimo sangue tra famiglie e/o all’interno della stessa famiglia. Esso si spinge fino all’eliminazione fisica degli appartenenti al nucleo familiare o interfamiliare ed è caratterizzato da atti di estrema ferocia e distruzione. Non vengono risparmiati neanche gli omicidi di donne, vecchi e bambini.Gli appartenenti alla "ndrina" sono organizzati in maniera particolare rispetto alle altre associazioni criminali, soprattutto per quanto attiene ai rituali. Tante sono le differenze ma ve ne sono alcune più rilevanti e degne di considerazione. Ad esempio gli associati si riuniscono per assumere decisioni relative alla vita dell'organizzazione soltanto nella giornata di sabato e in un determinato orario che varia a seconda delle stagioni dell'anno. Orientativamente l'assemblea ha luogo dopo il tramonto, con il favore delle tenebre. Il rituale prevede tra l'altro che tutti gli appartenenti alla "ndrina" si dispongano, in un luogo predeterminato e purificato dal "capobastone", a forma di cerchio, in piedi, e assumano la posizione di braccia conserte. A questo punto su ordine del maestro di giornata il più giovane degli associati ritira tutte le armi e le consegna a lui. Ultimata tale operazione che viene definita "pulciata" la riunione ha inizio. Alla conclusione della seduta il maestro di giornata provvede a far riconsegnare le armi agli associati (spulciata) che successivamente si recano a una cena. Ciò è segno di consolidamento ulteriore che quanto deciso sarà senz'altro attuato.Nell'ambito delle "ndrine" cui si è già fatto cenno, vi sono degli amministratori contabili che attraverso un "libro mastro" gestiscono le entrate e le uscite dell'illecita organizzazione. In particolare i suddetti dopo aver raccolto tutti i proventi in un fondo comune denominato "bacinella", si occupano del riciclaggio del denaro proveniente dalla attività criminali, del finanziamento per i futuri "lavori" del consesso, delle "paghe" per gli associati, del pagamento dei difensori dei detenuti e del mantenimento delle loro famiglie.Il contabile costituisce anche una riserva nel fondo comune per eventuali ulteriori bisogni.Sanzioni e SimboliNaturalmente anche in questa come nelle altre organizzazioni criminali chi non rispetta le regole e le norme di comportameto viene punito. E contrariamente al nostro sistema sanzionatorio dove la pena ha la funzione di emenda, in quello della "ndrangheta" essa è intesa solo ed esclusivamente come vendetta nei confronti di colui che ha "sgarrato". E' ovvio che la pena anche se con funzione vendicativa, si prefigge nel contempo fini di prevenzione generale ovvero lo scopo preciso di scoraggiare quanti vogliano disubbidire ai capi o comunque non rispettare le regole. Il potere punitivo è devoluto alle "ndrine"che lo esercitano attraverso i loro organi giudicanti che sono denominati (sic!) tribunali composti da un associato anziano che lo presiede e da altri due più giovani che lo affiancano. Vi è poi il "giudice" dell'esecuzione che fa parte del tribunale e che si serve di un puntaiolo che è il materiale esecutore della pena. Le pene più miti, comminate per le mancanze più lievi, consistono nelle coltellate alla schiena che vengono inferte dal puntaiolo al condannato. Quest'ultimo durante l'esecuzione deve stare in posizione eretta e alla presenza di tutti gli associati disponibili, in modo da fungere da esempio. Le ferite non debbono essere letali, in quanto hanno la funzione di punire il colpevole in maniera blanda. Seguono poi le violazioni più gravi che invece vengono punite con la pena capitale. Esse si individuano nella "diffidenza" che consiste nel non riporre fiducia verso i capi o gli altri associati; nell'"abbandono" che significa l'allontanamento dalle riunioni per dissenso su quanto deciso e nella conseguente assenza alla successive cene; nella "carognità" che vuol dire macchiarsi di un tradimento così grave da far sì che il colpevole sia assimilabile a una carogna; nella "connivenza con gli sbirri" che consiste nel collaborare con la magistratura o con le forze di polizia. Nella fase esecutiva a ogni condanna alla pena capitale corrisponderà un modo diverso di attuazione, a seconda della regola violata e della maniera nella quale è stata violata. A ogni tipo di morte, che comunque sarà violenta, sarà additato un significato che prima capivano soltanto gli altri consociati, mentre oggi anche gli estranei all'organizzazione comprendono. Così la morte mediante sevizie indica una condanna per una questione di tradimenti attinenti all'onore della famiglia nella comune accezione del termine. L'esecuzione capitale per mezzo di asfissia con sassi e terra significa che il condannato era in vita un delatore. La morte con fucilata alla schiena è riservata ai traditori che in vita hanno fatto il doppio gioco, tentando di restare nell'ombra, e che dovranno morire senza sapere, né guardare chi li uccide. La morte per impiccagione vuol dire che l'impiccato in vita era stato un vigliacco, un codardo. La strage simboleggia la necessità di sterminio senza pietà contro chi si è reso responsabile di gravi colpe quali la collaborazione con gli organi giudiziari o di polizia. La strage può essere applicata nei confronti dei familiari stretti e dei parenti del collaboratore, ovvero di intere "famiglie" che per varie ragioni sono da ritenersi rivali. Vi sono ulteriori simboli che rafforzano i significati delle condanne e che vanno oltre la morte violenta. Così in alcune circostanze i carnefici sono soliti infierire sul cadavere ormai sepolto che viene dissotterrato, evirato e i suoi organi genitali gli vengono sistemati nella bocca. Questo macabro rituale sta a significare che il cadavere, in vita aveva disubbidito agli ordini del capo supremo.LinguaggioParimenti alle altre organizazioni criminali gli appartenenti alla 'ndrangheta parlano un linguaggio convenzionale prestabilito, ovviamente nel dialetto calabrese che in questo scritto verrà tradotto in lingua italiana. Si è già visto che nelle cerimonie di iniziazione e in altri rituali vengono adottate delle parole e dei gesti predeterminati. Ci si limiterà a descrivere alcune espressioni usate dagli associati in determinate circostanze che pure verranno descritte o ricordate, anche perché dalle ricerche effettuate e dai documenti consultati sino ad oggi non sono risultati ulteriori dati.Vi sono così delle formule previste per l'inizio di una riunione di 'ndrina di cui si è scritto prima. Dopo la già vista purificazione del luogo e la successiva consegna delle armi, il capobastone dice: "Santa sera a tutti li santisti!" Gli altri rispondono: " Santa sera!" Il capobastone domanda: "Siete tutti pronti a sformare la Santa?" Gli altri: "Siamo prontissimi!" Il capobastone: "In questa notte di luce santa, sotto l'illuminazione delle stelle e la protezione dello splendore della luna, viene sformata la Santa Corona, dal capobastone, dal capo santista, maestro di controllo e scorta distaccata." Dopo si passa a discutere dei problemi all'ordine del giorno. Si è visto prima che vi sono anche delle parole prestabilite per i riti di iniziazione e in particolare per le formule dei giuramenti che in alcune 'ndrine assumono le diverse denominazioni di "fedeltà", del "veleno", degli "affiliati". Il giuramento della fedeltà prevede la recita della formula seguente che tradotta in lingua italiana si leggerà: "Giuro su quest'arma e di fronte a questi nuovi fratelli di Santa di rinnegare la società di sgarroe qualsiasi altra organizzazione, associazione e gruppo e di fare parte della Santa Corona e di dividere con questi nuovi fratelli di Santa la vita e la morte nel nome dei cavalieri Osso, Mastrosso e Carcagnosso. E se io dovessi tradire dovrei trovare nello stesso momento dell'infamia la morte."La formula del giuramento del veleno si recita così: "Giuro a nome della Santa Corona e di fronte a questi fratelli di Santa, di portare sempre con me questa bottiglietta di veleno e di non separarmene mai, perché se per caso disgraziato o per qualsiasi altro motivo, dovessi macchiarmi dell'infamia di tradire uno solo di questi fratelli di Santa, con le mie stesse mani prenderei la bottiglietta e berrei il veleno così da morire subito come è giusto per ogni traditore." Il giuramento degli affiliati: " Vi impongo, a nome degli anziani antenati nobili conti di Russia e cavalieri di Spagna che hanno patito ventinove anni di ferri e di catene Osso Mastrosso e Carcagnosso, di consegnare se ne avete tutte le armature bianche e al pari tutte le armature nere. Se le avete e non le consegnerete subito, quando verranno trovate con queste stesse armature sarete praticati." Vi sono ancora espressioni come "il giudice supremo" per indicare il capo, "la santa riunione" per indicare il consiglio della 'ndrina, "il nostro santo cristo" per indicare il primo santista che secondo la tradizione è nato il 25 dicembre poiché in tale data gli è stata incisa la croce sulla spalla sinistra. Anche in questa organizzazione criminale come in quella della mafia si riscontra una straordinaria capacità di confondere il sacro col profano.Cos'è - La 'Ndrina: la famiglia mafiosa Si tratta una famiglia di sangue che controlla un particolare territorio, di solito un paese o un quartiere di una città. Più 'ndrine di un paese formano la "Locale". In Calabria vi sono, attualmente, almeno 150 'ndrine molte delle quali con collegamenti in tutta Italia e all'estero. Il capo di una 'ndrina viene detto genericamente "capubastuni" (capobastone). La struttura gerarchica di una ‘ndrina è composta da, a partire dal grado più basso:· Giovane d'onore, affiliato per diritto di sangue, appartiene quindi ai figli di esponenti già facenti parte dell'Ndrangheta.· Picciotto d'onore ovvero soldato della 'ndrina. · Camorrista, affiliato con più esperienza rispetto al picciotto d'onore con incarichi più importanti. · Sgarrista o Camorrista di sgarro, colui che riscuote le tangenti. · Santista, affiliato che ha ottenuto la "Santa" per meriti legati alla criminalità. · Vangelo o Vangelista, chiamato così dal fatto che giura alla ‘ndrina con la mano sul Vangelo, grado anche questo ottenuto per il precedente motivo. · Quintino, affiliato riconoscibile dal tatuaggio a cinque punte, grado di vertice della ‘ndrina. · Associazione, ha questo grado chi ha parte alle decisioni più importanti prese dalle ‘ndrine in forma collegiale. Vi accedono quindi i capi ‘ndrina col più alto potere ed influenza.Cos'è - Struttura e organizzazione della 'Ndrangheta La struttura interna della 'ndrangheta, poggia sui membri di un nucleo familiare legati tra loro da vincoli di sangue, le 'ndrine. Non sono rari matrimoni tra membri di diverse ‘ndrine per saldare i rapporti tra famiglie.Il numero dei collaboratori calabresi è sicuramente più ridotto di tutti gli altri per diverse ragioni. La prima, e la più forte, è che un mafioso calabrese che dovesse decidere di collaborare dovrebbe per prima cosa chiamare in causa i propri familiari più diretti. Si entra nella 'Ndrangheta, o, per dirla nel gergo, si viene battezzati con un rito preciso, che può avvenire automaticamente, poco dopo la nascita se si tratta del figlio di un importante esponente dell'organizzazione, oppure con un giuramento, per il quale garantisce con la vita il mafioso che presenta il novizio, simile ad una cerimonia esoterica, durante la quale il nuovo affiliato è chiamato a giurare nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Il battesimo dura tutta la vita e ad uno sgarro paga spesso la famiglia del nuovo affiliato. Per questo motivo è difficile trovare pentiti, poiché questi andrebbero contro i loro stessi parenti e familiari e al giuramento che hanno fatto all'ingresso nel mondo della malavita. A tutt'oggi i pentiti di 'Ndrangheta sono pochissimi, tutto ciò rende il fenomeno difficile da combattere e da arginare.La 'ndrina è formata essenzialmente dalla famiglia naturale, di sangue, del capobastone, alla quale si aggregano altre famiglie generalmente, o inizialmente, subalterne. Le famiglie aggregate non di rado sono imparentate a quella del capobastone. Una lunga catena di matrimoni ha contraddistinto la vita delle cosche mafiose sicché è possibile affermare che questa tendenza è comune a tutte le famiglie. Il dottor Boemi ha descritto in questi termini l'evoluzione della 'ndrangheta: "La 'ndrangheta si caratterizza per la presenza nei comuni grandi e piccoli dei cosiddetti locali aperti: locale aperto è quello in cui un gruppo di mafiosi (spesso 30 e più) organizzano la loro attività criminosa. L'affiliazione calabrese avviene essenzialmente in due modi estremamente diversi. In Calabria si diventa mafiosi per generazione, per casato, per discendenza, per il semplice fatto di essere nato in una famiglia di mafiosi. Il figlio di un mafioso è solitamente un mafioso e lo è sin dalle prime classi elementari. Si diventa mafiosi però anche per esigenza, in mancanza di lavoro, per l'assoluta impossibilità in questa regione di avere di fronte uno Stato che risponda nei modi essenziali alle esigenze di vita di un giovane moderno".
Morto il boss Lubrano amico di Riina Condannato per l’omicidio Imposimato L’agguato al fratello del giudice un favore ai Corleonesi
Camorra, arrestato Di Lauro jr
giovedì 28 febbraio 2008
Il crimine organizzato straniero
Il rapporto della Dia fotografa un quadro in evoluzione
Beni confiscati
Beni immobili
Di cui destinati
Aziende
VALLE D'AOSTA
0
0
0
PIEMONTE
74
40
7
LOMBARDIA
377
209
106
TRENTINO - ALTO ADIGE
15
14
0
VENETO
75
57
3
FRIULI - VENEZIA GIULIA
11
0
0
LIGURIA
10
1
1
EMILIA - ROMAGNA
53
27
8
Totale NORD
615
348
125
TOSCANA
24
12
3
MARCHE
0
0
0
UMBRIA
0
0
0
LAZIO
272
109
76
ABRUZZO
15
11
0
MOLISE
0
0
0
Totale CENTRO
311
132
79
CAMPANIA
1005
544
178
PUGLIA
424
172
18
BASILICATA
9
8
0
CALABRIA
1097
617
36
Totale SUD
2535
1341
232
SICILIA
2953
1081
235
SARDEGNA
68
60
0
Totale ISOLE
3021
1141
235
TOTALE
6482*
2962
671
* Al totale bisogna aggiungere 74 beni immobili di cui non si hanno informazioni sufficienti.
Fonte: Agenzia del demanio - Direzione generale
Aggiornato al 27 settembre 2005
Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991 al 2007 (febbraio)
75
Sicilia
49
Calabria
37
Puglia
7
Basilicata
1
Lazio
1
Piemonte
1
Totale
171
Fonte: Direzione nazionale antimafia
E’ Napoli con 44 scioglimenti la provincia in cui si registra il maggior numero di scioglimenti, seguita da Reggio Calabria e Palermo, entrambe con 33 scioglimenti, e Caserta con 22. In 24 casi i Comuni sono stati sciolti più volte: 14 in Campania, 7 in Sicilia, 3 in Calabria.
Sia in Campania che in Calabria sono state sciolte anche delle ASL.
Lotta alla criminalità organizzata
I paesi che classificano più di 500 organizzazioni criminali sul loro territorio (Germania, Italia, Polonia, Romania, Russia, Ucraina);
I paesi che contano tra 200 e 500 organizzazioni criminali sul loro territorio (Belgio, Francia, Gran Bretagna);
I paesi che contano tra 100 e 200 organizzazioni criminali sul territorio (Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Moldavia, Paesi Bassi, Spagna, l’Ex-repubblica jugoslava di Macedonia);
I paesi che contano tra 25 e 100 organizzazioni criminali sul territorio (Danimarca, Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Turchia);
I paesi che contano meno di 25 organizzazioni criminali sul loro territorio (Andorra, Austria, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Malta, Norvegia).
MAFIA: COSA FA IN TOSCANA? REGIONE COMMISSIONA RICERCA
MAFIA: IN TOSCANA AUMENTA 'PESO' DI MAFIA RUSSA E RUMENA
La Cassazione scarcera figlio di Riina
«Niente casa popolare a boss e pedofili»esclusi dall'assegnazione anche estortori e falsi poveri
L'aveva detto e ha mantenuto la sua promessa. All'inizio di febbraio gli inquirenti hanno sventato un piano delle cosche nissene per uccidere il primo cittadino, considerato scomodo per il suo tentativo di gestire gli appalti in maniera limpida, per la lotta al racket delle estorsioni, "colpevole" secondo i boss anche di aver licenziato la moglie di un capo mafia assunta dal Comune perché risultava «nullatenente». «Continuerò la mia battaglia» ha detto in quell'occasione Crocetta riferendosi alla sua lotta alla mafia. Promessa mantenuta: il Comune di Gela ha escluso dalla graduatoria delle case popolari mafiosi, pedofili, falsi poveri e quanti hanno precedenti per estorsione.
I DATI - L'amministrazione ha assegnato martedì 80 alloggi, tenendo fuori boss e pedofili ma non solo. Su 160 iscritti infatti sono state riscontrate una sessantina di dichiarazioni false. Una ventina di persone inoltre, tra quelle iscritte, hanno riportato condanne per le quali il Comune aveva previsto l'esclusione dal diritto della casa popolare.
GLI ESCLUSI - Dalla graduatoria sono stati depennati, oltre a quanti sono accusati di truffa, anche persone con precedenti per mafia, estorsione e reati di pedofilia. Il Comune di Gela applica questa linea non solo per l'assegnazione delle case popolari ma anche per altri interventi di tipo sociale: l'amministrazione guidata da Crocetta fa sapere infatti che a coloro che hanno precedenti per esorsione, mafia e pedofilia «non vengono concessi contributi e agevolazioni».
martedì 26 febbraio 2008
San Giovanni Valdarno la Guardia di Finanza sequestra impianto di stoccaggio rottamazione e smaltimento di rifiuti
CAMORRA: 17 ARRESTI E SEQUESTRATI BENI 6 MLN EURO IN TOSCANA
lunedì 25 febbraio 2008
RIFIUTI: GRILLO, SONO QUI PER CHIEDERE SCUSA AI CAMPANI
Beppe Grillo, subito dopo la conferenza stampa svoltasi nel convitto Vittorio Emanuele in piazza Dante a Napoli, si è detto "orgoglioso" di aver deciso di non andare a votare: "Se non c'è la riforma delle legge elettorale il voto è una gran presa in giro per i cittadini - ha proseguito - perchè non si ha la possibilità di scegliere nè il rappresentante nè il partito e da oggi neanche il programma che è lo stesso fra Pdl e Pd''.
Secondo Grillo, "Veltroni e Berlusconi ormai si copiano a vicenda. L'unica scelta per il cittadino fra i due non è sul programma ma solo sul colore dei capelli''. Per Grillo Pdl e Pd sono soltanto delle sigle che non significano nulla: ''La sinistra doveva essere l'alternativa alla destra invece si è rivelata una falsa amica''. Il comico genovese ne ha avuto per tutti, dalla stima per Di Pietro che ''ha sempre abbracciato la filosofia del blog'', alla critica aspra nei confronti di Casini, a cui il comico ha attribuito il nomignolo ''Azzurro Caltagirone''. ''Dovrebbe occuparsi della famiglia di suo suocero che ha un conflitto d'interesse enorme'' ha detto Grillo del leader centrista. Poi non si è sbilanciato sulla scelta di Sinistra Arcobaleno: ''Andrà avanti per la sua strada con le sue idee''.
Grillo ha concluso affermando che ''il cambiamento è affidato alla buona volontà di tutti i cittadini che decidono di occuparsi della politica reale dal basso, e senza l'influenza dell'ingerenza di una informazione che ritiene tutti in uno stato di coma farmacologico''. Il comico smentisce poi la presentazione di sue liste alle prossime elezioni politiche e conferma invece di proporre liste civiche alle amministrative e alle regionali. ''Il nostro modo di fare politica parte da un concetto diverso, noi usiamo avvocati, petizioni e referendum per un'azione che parta dal basso'', dice Grillo.
Poi Grillo è passatoa a parlare dell'emergenza rifiuti: "'Vogliono farvi passare per briganti dal 1861, vi chiedo scusa a nome dell'altra metà del Paese che non vive di luoghi comuni". ''Siete stati traditi e umiliati da persone che hanno fatto solo quattrini - ha detto la senatrice Franca Rame presente all'incontro - ai camorristi come Sandokan dico di provare rimorso per aver portato nella vostra terra i rifiuti tossici delle imprese del Nord. La politica, poi, ha bruciato decine di miliardi per favorire delle imprese e non risolvere i problemi''.
Ha partecipato alla "giornata del rifiuto" anche il magistrato Luigi De Magistris che ha voluto salutare il comico genovese dietro al palco di piazza Dante e gli ha consegnato una lettera che Grillo ha letto pubblicamente in piazza. ''Sul tema dei rifiuti, dalle indagini che ho svolto nel settore dell'emergenza ambientale sono emerse collusioni di numerosi ambienti istituzionali e io stesso in prima persona ho subito minacce e intimidazioni'', ha denunciato De Magistris.
''Su temi così importanti per la vita delle persone ho preferito rimanere tra il pubblico e per questo ho inviato un messaggio di gratitudine e adesione alla vostra manifestazione. Apprezzo - si legge ancora nella lettera del magistrato - la capacità di Grillo di entrare nel cuore dei problemi e di individuare le responsabilità politiche e istituzionali di questo scempio che offende la dignità di una regione e di una nazione. Tutti insieme possiamo contribuire con il nostro impegno quotidiano e rendere l'Italia un Paese migliore'' ha concluso il magistrato. ''Questi sono gli esempi da seguire'', ha detto Grillo nel salutare De Magistris.