mercoledì 5 dicembre 2007

La mafia aretina, si chamava P2


L’esistenza di una loggia massonica coperta, denominata "Propaganda 2", emerge nel marzo del 1981 quando, indagando sul caso Sindona, i magistrati di Milano, Turone e Colombo, sequestrano molti documenti nella villa e negli uffici aretini di Licio Gelli,grande maestro della massoneria, un personaggio dal passato quanto mai ambiguo.Tra quei documenti una lista di 953 nomi, per lo più di esponenti politici, alti ufficiali, personaggi del mondo economico e uomini dei servizi segreti, tutti raccolti in una loggia segreta, potente strumento di intervento nella vita del Paese. Licio Gelli ed alcuni suoi consulenti avevano anche stilato un "piano di Rinascita Democratica" che, attraverso il controllo dei mass media, mirava alla normalizzazione dei sindacati, al controllo della magistra- tura e al rafforzamento in senso autoritario del potere istituzionale.La Loggia P2 si delinea così come un potere parallelo forse addirittura in grado di promuovere e gestire la strategia della tensione,mirata a minare la struttura democratica del Paese. Il dubbio che a tutt’oggi rimane è che in realtà quella che è stata scoperta è soltanto una parte, la meno influente, della loggia e che il potere cospirativo ed occulto della massoneria riservata sia continuato negli anni, o meglio forse quello in cui la loggia mirava non sta gia succedendo da anni?sicuramente gran parte della politica odierna,e così collusa con organizzazioni di stampo mafioso,che sicuramente ne è membra a tutti gli effetti,che la loro dignità è gia finita sotto terra,ma il potere che hanno alcuni di loro ed il sistema che si sono creati pone la loro dignità umana come fattore ininfluente della loro vigliacca vita.

Inafferrabile 'Ndrangheta




Raccontare la ’Ndrangheta, filmarla. Come fai a rendere in immagini un’entità che ha fatto dell’invisibilità la sua regola di vita e di sopravvivenza? Se vai a Secondigliano, Scampia, Casal di Principe, un tizio che si atteggia a boss lo trovi, due parole riesci a strappargliele. Panza che preme sulla cintura dei pantaloni, Bmw metallizzata sullo sfondo, poi le Vele a fare da panorama della disperazione e il gioco è fatto. E piace a chi guarda. Pensate a Casal di Principe, dove recentemente il padre di “Sandokan”, Francesco Schiavone, si è concesso finanche alle telecamere de “Le iene”. In Calabria no, la ’Ndrangheta non esiste. Non ha volto. «È invisibile come l’altra faccia della luna» ha felicemente detto un magistrato americano.

Un’esplorazione mondiale della ‘ndrangheta, che è “come una ragnatela che avvolge il mondo con tanti fili”. Per raccontare come funziona questa architettura criminale, Ruben Oliva, giornalista e regista (già autore del documentario sulla Camorra ‘O sistema e del film Quando c’era Silvio) e Enrico Fierro, inviato dell’Unità (che ha scritto, tra gli altri, il libro E adesso ammazzateci tutti. L’omicidio Fortugno e la rivolta dei ragazzi di Locri contro la ndrangheta) hanno girato mezzo mondo.
In Colombia hanno incontrato il capo dei paramilitari Salvatore Mancuso, referente della ‘ndrangheta. Poi sono stati in Venezuela, Bolivia, Argentina (che è la centrale del transito e dello stoccaggio del narcotraffico). Sono arrivati in Europa, a Milano, dove “la ‘ndrangheta controlla tutto”, per finire nella tana del ragno: San Luca, il paesino disastrato dove apparentemente non c’è nulla e che invece è il cuore della rete. Tutto quel viaggio è poi finito in un un documentario, e in un libro in cui hanno scritto i retroscena dell’inchiesta. Si chiama La Santa. Viaggio nella ‘ndrangheta sconosciuta.

martedì 4 dicembre 2007

Blitz antimafia, arrestato il figlio del boss Santapaola

Settanta in tutto le persone finite in manette. Associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e rapina i reati contestati. Sequestrate armi, droga e un libro 'mastro' di estorsioni e 'stipendi' agli affiliati. Amato: ''In Sicilia lo Stato c'è, prenderemo i boss uno ad uno''











Ondata di arresti questa notte a Catania nei confronti di presunti appartenenti ad associazioni mafiose. In manette sono finite 70 persone e tra di esse c'è anche Vincenzo Santapaola, 38 anni, detto 'Enzo', figlio maggiore del boss Benedetto. Per tutti i reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsioni, rapine e traffico di sostanze stupefacenti.

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare anche tre donne. Si tratta di Angela La Rosa, moglie di Alessandro Strano del gruppo Santapaola e attualmente detenuto, Patrizia Scriffignano e Iolanda Di Grazia, rispettivamente moglie e sorella dell'ergastolano Francesco Di Grazia, boss catanese arrestato anche lui la notte scorsa. Le tre, secondo i pm della Dda di Catania, avrebbero svolto per anni un ruolo di collegamento con la cosca mafiosa.

L'operazione, denominata 'Plutone', è stata eseguita dai Carabinieri del Comando provinciale di Catania e si è avvalsa delle dichiarazioni del pentito Umberto Di Fazio. Sono state sequestrate armi, cocaina e marijuana, nonché un libro 'mastro' di estorsioni e 'stipendi' agli affiliati. Durante le indagini i militari dell'Arma hanno anche accertato collegamenti della 'famiglia' catanese con cosche della 'ndrangheta calabrese e con il clan di Bernardo Provenzano. E' stata inoltre fatta luce su 16 rapine, alcune delle quali commesse anche fuori dalla Sicilia.

Soddisfatto il ministro dell'Interno Giuliano Amato che ribadisce che ''in Sicilia lo Stato c'è". "Da settimane e settimane stiamo realizzando una presenza dello Stato in Sicilia che sta cambiando il clima, sradicando le cosche e determinando un'atteggiamento più positivo della gente'', ha detto Amato aggiungendo che ''i boss non possono più illudersi: li prenderemo uno ad uno".

Vincenzo Santapaola in passato era riuscito a scampare a una condanna a morte decisa dal boss sanguinario di Partinico, Vito Vitale. Dalle indagini è emerso che in passato, Vito Vitale lo avrebbe voluto eliminare in una guerra interna a Cosa nostra tra 'palermitani' e 'catanesi'. Enzo Santapaola fu arrestato per la prima volta nel dicembre del 1992, insieme con il fratello Francesco, di tre anni più piccolo. Ma i due furono scarcerati dal Tribunale del riesame.

Un anno dopo, destinatario di un ordine di arresto per 'Orsa maggiore', si rese irreperibile, e fu catturato il 14 gennaio del 1994. Fu rimesso in libertà il 27 dicembre 1997. Poi fu nuovamente arrestato l'8 agosto 1999 nel quadro dell'inchiesta 'Orione 2'. Rimesso in libertà fu arrestato nel 2006 e da poco era stato scarcerato. Nel suo curriculum criminale c'è anche un'assoluzione per l'omicidio del giornalista Giuseppe Fava, padre dell'europarlamentare Claudio Fava.

lunedì 3 dicembre 2007

Mafia: Sindaco Gela, Mi Sarebbe Piaciuto Prendere Emmanuello Da Vivo

Mi sarebbe piaciuto molto riuscire a prendere il boss mafioso Daniele Emmanuello da vivo, non da morto. Noi dell'Antimafia siamo migliori della mafia, noi a differenza loro non gioiamo della morte altrui"Lo ha detto il sindaco di Gela (Caltanissetta) Rosario Crocetta, commentando la morte del boss latitante Emmanuello avvenuta questa mattina dopo una sparatoria nell'ennese. "Sarebbe stato bello poterlo vedere dietro le sbarre per potergli gridare in faccia e rimproverargli pubblicamente tutte le malefatte commesse a Gela - ha detto Crocetta - invece in questo modo dovra' rendere conto solo a Dio e non piu' alla giustizia terrena"."Daniele Emmanuello - ha detto ancora - era uno dei boss latitanti piu' pericolosi in Italia, nella Sicilia orientale era considerato uno del calibro di Matteso Messina Denaro. Con la sua morte si chiude una pagina dura, crudele per la nostra citta'. Speriamo soltanto che non ci sia gia' qualcuno pronto ad imitarlo".''Sarebbe stato bello - ha aggiunto - poterlo vedere dietro le sbarre per potergli gridare in faccia e rimproverare pubblicamente tutte le malefatte commesse a Gela''. Solo un anno fa, proprio il primo cittadino di Gela aveva licenziato dal Comune la moglie del boss. La donna, Virginia Di Fede, 42 anni, lavorava, in quanto nullatenente, nel gruppo dei 165 precari del Reddito minimo di inserimento alle dipendenze del comune ennese.

Salvatore Cutolo, 46 anni, a capo dell’omonimo clan camorristico operante nei quartieri occidentali del capoluogo partenopeo, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Operativo di Napoli.

Cutolo è stato destinatario di un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea per associazione per delinquere di tipo camorristico e omicidio. Il boss è stato catturato nel corso di perquisizioni per blocchi di edificio che sono in corso dalle prime ore dell'alba nel quartiere napoletano di Soccavo per la ricerca di armi, operazione decisa dopo la recrudescenza di agguati nella zona causata dallo scontro armato tra i clan Cutolo e Leone per il controllo degli affari illeciti sul territorio.

Palermo/ Sparatoria, ucciso il boss latitante Daniele Emmanuello


Il boss mafioso latitante Daniele Emmanuello, 43 anni, è morto in seguito ad una sparatoria avvenuta questa mattina nei pressi di un casolare dell'Ennese con la Polizia di Stato. Emmanuello, ricercato dal 1996 per associazione mafiosa, traffico di droga e omicidi, secondo una prima ricostruzione, stava tentando di scappare dal casolare in cui si era rifugiato ma nel tentativo di far perdere le sue tracce sarebbe caduto in un dirupo.

La moglie del boss mafioso nel 2006 venne licenziata dal sindaco di Gela, Rosario Crocetta dal Comune dove lavorava come precaria. La donna, Virginia Di Fede, 42 anni, lavorava, in quanto 'nullatenente', nel gruppo dei 165 precari del 'Reddito minimo di inserimento' alle dipendenze del comune di Gela.

Il sindaco aveva anche adottato provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni dirigenti. La donna era stata assegnata al servizio di assistenza domiciliare agli anziani, ma era stata trasferita a lavori d'ufficio presso l'assessorato all'ecologia, grazie a un certificato medico che attestava l'inabilita' a quel tipo di lavoro a causa di dolori articolari a un braccio.